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Pietro Bembo Gli Asolani IntraText CT - Lettura del testo |
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Perché 'l piacer a ragionar m'invoglia, E di sua propria man mi detta Amore, Né da l'un, né da l'altro ardisco aitarmi; Sgombrimisi del petto ogni altra voglia, E sol questa mercede appaghi il core, Tanto ch'io dica e possa contentarmi; C'aver dinanzi sì bel viso parmi, Sì pure voci e tanto alti pensieri, Che, perch'io mai non speri Per forza di mio ingegno o per altr'arte, Che 'n mill'anni volgendo il ciel non piove, Qual'io le sento al cor, stender in carte, Portan ad or ad or ch'io ne favelle. Era ne la stagion che 'l ghiaccio perde Da le viole, e 'l sol cangiando stile La faccia oscura a le campagne ha tolta, Quando tra 'l bel cristallo e 'l dolce verde Mi corse al cor la mia donna gentile, Che correr vi dovea sol una volta. Mia ventura in quel punto avea disciolta La treccia d'oro, e quel soave sguardo, Armavan sì felici e cari lumi, Che quant'io vidi poi, Vago amoroso e pellegrin fra noi, Rimembrando di lor, tenni ombre e fumi; E dicea fra me stesso: Amor senz'alcun dubbio è qui da presso. Ben diss'io 'l ver, che come 'l dì col sole, Così con la mia donna Amor ven sempre, Che da' begli occhi mai non s'allontana; Poi senti' ragionando dir parole Che già non mi sembiâr di lingua humana: Correa da parte una chiara fontana, Che vide l'acque sue quel dì più vive E 'ncontro i raggi de le luci sante Ogni ramo inchinarsi Del bosco intorno e più frondoso farsi, E fiorir l'erbe sotto le sue piante, Al suon de' primi suoi beati accenti. Quante dolcezze con amanti unquanco Non eran state certo infin quel giorno, Tutte fûr meco, e non la scorsi apena: Vincea la neve il vestir puro e bianco Dal collo a' piedi, e 'l bel lembo d'intorno Avea virtù da far l'aria serena; L'andar toglieva l'alme a la lor pena E ristorava ogni passato oltraggio; Che m'avea già da me stesso diviso, Che fûr legami a le mie care some, Per dar al mondo pace e torli guerra. Deh se per mio destin voci mortali, E son di donna pur queste bellezze, Beato chi l'ascolta e chi la mira; Ma se non son, chi mi darà tante ali Ch'io segua lei, s'aven ch'ella non prezze Di star là 've si piagne e si sospira?. Così pensava, e 'n quanto occhio si gira, Vidi un che 'l dolce volto dipingea Ne l'alma dentro le parole e 'l suono, Dicendo: Queste omai Penne da gir con lei tu sempre arai. Alor mi scossi e, qual io qui mi sono, M'era nel petto in viso e in favella. Rimanti qui, canzon, poi che de l'alto Così poveramente t'hai vestito.
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