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Pietro Bembo
Gli Asolani

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  • LIBRO TERZO
    • -10-
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-10-

 

 E poi di questa passò Lavinello eziandio alla terza senza dimora, e disse:

 

Dapoi ch'Amor in tanto non si stanca

Dettarmi quel, ond'io sempre ragioni,

E 'l piacer più che mai dentro mi punge,

Ancor dirò; ma se dal vero manca

La voce mia, Madonna il mi perdoni,

Che 'n tutto dal nostr'uso si disgiunge.

E come salirei dov'ella aggiunge,

Io basso e grave e ella alta e leggera?

Basti matino e sera

L'alma inchinarle, quanto si convene,

E qualche pura scorza

Segnar, alor che 'l gran desio mi sforza,

Del suo bel nome, e le più fide arene,

Acciò che 'l mar la chiami

E ogni selva la conosca e ami.

Questo faccia il desir in parte sazio,

Che vorria alzarsi a dir de la mia donna;

Ma tema di cader lo tene a freno.

E se per le sue lode unqua mi spazio,

Ch'è ben d'alto valor ferma colonna,

Non è però ch'io creda dirne a pieno.

Ma perch'altrui lo mio stato sereno

Cerco mostrar, che sol da lei deriva,

Forza è talor ch'io scriva

Com'ogni mio pensier indi si miete:

O di quella soave

Aura, che del mio cor volge la chiave,

O pur di voi, che 'l mio sostegno sete,

Stelle lucenti e care,

Se non quando di voi mi sete avare.

Voi date al viver mio l'un fido porto,

Ché come 'l sol di luce il mondo ingombra

E la nebbia sparisce inanzi al vento,

Così mi ven da voi gioia e conforto

E così d'ogni parte si disgombra

Per lo vostro apparir noia e tormento.

L'altro è quando parlar Madonna sento,

Che d'ogni bassa impresa mi ritoglie

E quel laccio discioglie,

Che gli animi stringendo a terra inclina;

Tal ch'io mi fido ancora,

Quand'io sarò di questo carcer fora,

Far di me stesso a la morte rapina,

E 'n più leggiadra forma

Rimaner de gli amanti exempio e norma.

Il terzo è 'l mio solingo alto pensero,

Col qual entro a mirarla e cerco e giro

Suoi tanti onor, che sol un non ne lasso;

E scorgo il bel sembiante humile altero

E 'l riso, che fa dolce ogni martiro,

E 'l cantar, che potria mollire un sasso.

O quante cose qui tacendo passo,

Che mi stan chiuse al cordolcemente!

Poi raffermo la mente

In un giardin di novi fiori eterno,

E odo dir ne l'erba:

A la tua donna questo si riserba;

Ella potrà qui far la state e 'l verno.

Di cota' viste vago,

Pascomi sempre e d'altro non m'appago.

E chi non sa quanto si gode in cielo

Vedendo Dio per l'anime beate,

Provi questo piacer, di ch'io li parlo.

Da quel inanzi mai caldogelo

Non temerà, né altra indignitate

Ardirà de la vita unque appressarlo;

E pur ch'un poco mova a salutarlo

Madonna il dolce e grazioso ciglio,

Più di nostro consiglio

Non avrà huopo e vincerà il destino,

Ché quelle vaghe luci

A salir sopra 'l ciel li saran duci,

E mostreranli il più dritto camino,

E potrà gir volando,

Ogni cosa mortal sotto lasciando.

Ove ne vai, canzon, s'ancora è meco

L'una compagna e l'altra?

Già non sei tu di lor più ricca o scaltra.

 

 




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