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Pietro Bembo Gli Asolani IntraText CT - Lettura del testo |
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Tacquesi, finiti quei versi, Perottino e, poco taciutosi, appresso alcun doloroso sospiro, che parea che di mezzo il cuore gli uscisse, verissimo dimostratore delle sue interne pene, a questi altri passando seguitò e disse: Lasso ch'i' fuggo e per fuggir non scampo Né 'n parte levo la mia stanca vita Del giogo, che la preme ovunque i' vada. E la memoria, di ch'io tutto avampo, A raddoppiar i miei dolor m'invita E testimon lassarne ogni contrada. Almen fa con Madonna ch'ella il senta, E là ne porta queste voci estreme, Fu viva un tempo e or caduta e spenta Tanto fa questo exilio acerbo e grave, Quanto lo stato fu dolce e soave. Se in alpe odo passar l'aura fra 'l verde, Sospiro e piango e per pietà le cheggio Che faccia fede al ciel del mio dolore; Se fonte in valle o rio per camin verde Sento cader, con gli occhi miei patteggio A farne un del mio pianto via maggiore; S'io miro in fronda o 'n fiore, Veggio un che dice: O tristo pellegrino, Lo tuo viver fiorito è secco e morto. Lei, che mi diè lo mio acerbo destino; Ma quanto più pensando io ne vo seco, Tanto più tormentando Amor ven meco. Ove raggio di sol l'erba non tocchi, Spesso m'assido, e più mi sono amici D'ombrosa selva i più riposti orrori; Ch'io fermo 'l penser vago in que' begli occhi, Ch'i miei dì solean far lieti e felici, Or gli empion di miserie e di dolori. E perché più m'accori L'ingordo error, a dir de' miei martiri Vengo lor, com'io gli ho di giorno in giorno. Poi, quando a me ritorno, Trovomi sì lontan da' miei desiri, Ch'io resto, ahi lasso, quasi ombra sott'ombra; Di sì vera pietate Amor m'ingombra. Qualor due fiere in solitaria piaggia Girsen pascendo simplicette e snelle Per l'erba verde scorgo di lontano, Piangendo a lor comincio: O lieta e saggia Vita d'amanti, a voi nemiche stelle Non fan vostro sperar fallace e vano: Un piacer, un desio sempre vi tene; Io da la donna mia quanto son lunge? Date udienzia inseme a le mie pene. E 'n tanto mi riscuoto e veggio expresso Che per cercar altrui perdo me stesso. D'erma rivera i più deserti lidi M'insegna Amor, lo mio aversario antico, Che più s'allegra, dov'io più mi doglio. Ivi 'l cor pregno in dolorosi stridi Sfogo con l'onde, e or d'un ombilico E de l'arena li fo penna e foglio; Indi per più cordoglio Torno al bel viso, come pesce ad esca, E con la mente in esso rimirando, Prego sovente che di me gl'incresca; Poi mi risento e dico: O penser casso, Dov'è Madonna?, e 'n questa piango e passo Canzon, tu viverai con questo faggio Appresso a l'altra, e rimarrai con lei; E meco ne verranno i dolor miei.
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