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Pietro Bembo
Gli Asolani

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  • LIBRO PRIMO
    • -33-
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-33-

 

Tacquesi, finiti quei versi, Perottino e, poco taciutosi, appresso alcun doloroso sospiro, che parea che di mezzo il cuore gli uscisse, verissimo dimostratore delle sue interne pene, a questi altri passando seguitò e disse:

Lasso ch'i' fuggo e per fuggir non scampo

Né 'n parte levo la mia stanca vita

Del giogo, che la preme ovunque i' vada.

E la memoria, di ch'io tutto avampo,

A raddoppiar i miei dolor m'invita

E testimon lassarne ogni contrada.

Amor, se ciò t'aggrada,

Almen fa con Madonna ch'ella il senta,

E ne porta queste voci estreme,

Dove l'alta mia speme

Fu viva un tempo e or caduta e spenta

Tanto fa questo exilio acerbo e grave,

Quanto lo stato fu dolce e soave.

Se in alpe odo passar l'aura fra 'l verde,

Sospiro e piango e per pietà le cheggio

Che faccia fede al ciel del mio dolore;

Se fonte in valle o rio per camin verde

Sento cader, con gli occhi miei patteggio

A farne un del mio pianto via maggiore;

S'io miro in fronda o 'n fiore,

Veggio un che dice: O tristo pellegrino,

Lo tuo viver fiorito è secco e morto.

E pur nel penser porto

Lei, che mi diè lo mio acerbo destino;

Ma quanto più pensando io ne vo seco,

Tanto più tormentando Amor ven meco.

Ove raggio di sol l'erba non tocchi,

Spesso m'assido, e più mi sono amici

D'ombrosa selva i più riposti orrori;

Ch'io fermo 'l penser vago in que' begli occhi,

Ch'i miei solean far lieti e felici,

Or gli empion di miserie e di dolori.

E perché più m'accori

L'ingordo error, a dir de' miei martiri

Vengo lor, com'io gli ho di giorno in giorno.

Poi, quando a me ritorno,

Trovomilontan da' miei desiri,

Ch'io resto, ahi lasso, quasi ombra sott'ombra;

Di sì vera pietate Amor m'ingombra.

Qualor due fiere in solitaria piaggia

Girsen pascendo simplicette e snelle

Per l'erba verde scorgo di lontano,

Piangendo a lor comincio: O lieta e saggia

Vita d'amanti, a voi nemiche stelle

Non fan vostro sperar fallace e vano:

Un bosco, un monte, un piano,

Un piacer, un desio sempre vi tene;

Io da la donna mia quanto son lunge?

Deh, se pietà vi punge,

Date udienzia inseme a le mie pene.

E 'n tanto mi riscuoto e veggio expresso

Che per cercar altrui perdo me stesso.

D'erma rivera i più deserti lidi

M'insegna Amor, lo mio aversario antico,

Che più s'allegra, dov'io più mi doglio.

Ivi 'l cor pregno in dolorosi stridi

Sfogo con l'onde, e or d'un ombilico

E de l'arena li fo penna e foglio;

Indi per più cordoglio

Torno al bel viso, come pesce ad esca,

E con la mente in esso rimirando,

Temendo e desiando,

Prego sovente che di me gl'incresca;

Poi mi risento e dico: O penser casso,

Dov'è Madonna?, e 'n questa piango e passo

Canzon, tu viverai con questo faggio

Appresso a l'altra, e rimarrai con lei;

E meco ne verranno i dolor miei.

 

 




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