aband-avi | avici-chiam | chiar-dipin | dipoi-fuoru | furan-inves | invet-mirab | miral-pesca | pesch-ricor | ricre-scopr | scord-storc | storn-vento | ventr-zufol
grassetto = Testo principale
Parte, Capitolo grigio = Testo di commento
2510 ant, gi2| noi, che avevamo il volto invetriato, salde, al secondo battere
2511 ant, gi2| per non dare al corpo da invidiare all'anima, un dì fra gli
2512 ant, gi3| monsignoretto con un cappello inviluppato in una cappa, sopra una
2513 ant, gi2| sono», rispondea lo spirito invisibile, e volendo aprirmi le cosce,
2514 ant, gi2| se ne andò nel convento invisibilmente; e menatola il converso
2515 ant, gi1| gran bicchiere di corso, invitando a fare il simile alla badessa,
2516 ant, gi3| ove era ito sanza esserci invitato.~ANTONIA. Si gli fece il
2517 ant, gi1| e tratta la cosa dello invoglio, veggio che egli è uno ufficiuolo
2518 ant, gi2| poco in su le allegrezze, e inzuccheriamo la morte del povero cavaliere
2519 ant, gi3| Pietro, alla Pace a Santo Ioanni e alla Consolazione, marchiate
2520 ant, gi3| pochettino, ecco robba a iosa: e aiutando mia madre, si
2521 ant, gi3| tua.~NANNA. Per non parere ipocrita, ti dico che ponno più due
2522 ant, gi1| intertenuto a mirarle gli ipocriti. La camera avea quattro
2523 ant, gi1| o tre volte l'anno e non isbollarsi, non isgommarsi e non isdogliarsi
2524 ant, gi1| porta perché il volpone non iscappasse della trappola, sel misero
2525 ant, gi2| cianciare di lei con riso e con ischifezza, e dove si potevano, intorno
2526 ded | molti savi antichi si poteva iscusare quella di uno stolto moderno.
2527 ant, gi3| ivi lascia trovare a me iscuse d'essere ita a casa di qualche
2528 ant, gi1| isbollarsi, non isgommarsi e non isdogliarsi mai. E mi maraviglio di
2529 ant, gi2| la donna, stracca e non isfamata, si pose a sedere nel lettuccio:
2530 ant, gi1| anno e non isbollarsi, non isgommarsi e non isdogliarsi mai. E
2531 ant, gi2| che stava tuttavia per ispegnersi, giocavano alcuni quattrini
2532 ant, gi2| pavonazzo alto e basso, non ispelata perché cotali velluti non
2533 ant, gi2| madonna merda, solo per ispiare ciò che seguisse del suo
2534 ant, gi1| intemerata madonna santa Nafissa, ispirami a seguitare le tue santissime
2535 ant, gi3| scandoli, disonestà, ladrarie, isporcizie, odi, crudeltade, morti,
2536 ant, gi2| prendere lo impiccato per isposo. E nel pensar ciò, dicendo «
2537 ant, gi1| era dipinto il popolo d'Israelle che ella graziosamente albergò
2538 ant, gi3| i forestieri venuti per istare otto o dieci dì a Roma e
2539 ant, gi2| che chi gode una volta non istenta sempre; il mio marito, che
2540 ant, gi1| trombetti tengono il loro istrumento, bandì la giostra, e dopo
2541 | ita
2542 ant, gi2| vostre fantesche se ne sono ite al letto, andrò a dormire
2543 ant, gi1| vezzeggiando dicea: «Quando itornerete? O Dio a chi voglio io bene?
2544 ant, gi1| mammole, nel secondo il laberinto di fiori di sambuco; nel
2545 ant, gi1| avea ricolti e fattosene un laccio intorno al collo; e che
2546 ant, gi3| virtù: ed è certo che sono lacciuoli che si tendono agli sciocchi
2547 ant, gi1| unghie nel viso e tutte si laceraro.~ANTONIA. Che dissero quelle
2548 ant, gi3| vangelista». Io trovava le più ladre cose del mondo, e di miei
2549 ant, gi3| ore sono che mandammo il ladroncello a scambiare un doppione
2550 ant, gi2| con sì soave suono, che ne lagrimò ciascuno. E fatta la diceria
2551 ant, gi1| cantò in sugli organi una laldetta; e dopo la messa, benedetti
2552 ant, gi2| ammalato sciorina bene per il lambicco di sotto.~NANNA. Tu dici
2553 ant, gi1| di mona badessa che fa le lamentazioni di Geremia apostolo.~ANTONIA.
2554 ant, gi2| per i frati, e olio per la lampada; e tutto procacciando, era
2555 ant, gi1| la istoria di Masetto da Lampolecchio: e ti giuro per l'anima
2556 ant, gi1| alla grappa più che delle lamprede; è una vivanda da gran maestri.~
2557 ant, gi1| sapea quanto pesava la lor lana, non si guastaro niente:
2558 ant, gi1| guastade e ciò che c'era. E lanciate del letto, prima fecero
2559 ant, gi2| più soffrire il pasto, si lanciò al destro: e allentate le
2560 ant, gi2| altri sanza berretta con lancioni, ronche e spiedi, onde,
2561 ant, gi1| piantò dietro a lei il lanciotto: di modo che pareano una
2562 ant, gi3| amico che si credea sballare lane francesche a dormir meco:
2563 ant, gi2| attanagliarla co' denti, dovremmo lapidarla, scorticarla e crocifiggerla».
2564 ant, gi2| le erbe che esser tuttodì lapidata da te; e forse mi gitterò
2565 ant, gi1| mangiare in tinello, o vero le lasagne dinanzi alla fame contadina,
2566 ant, gi1| mo', io griderò; prima mi lascerei segar le vene, Dio me ne
2567 ant, gi2| delle buonissime: e prima si lasceriano scorticare alla san bartolomeesca
2568 ant, gi3| saltellano i barbi e le lasche fuora della acqua. E venuta
2569 ant, gi3| campeggiare al collo, e lasciala in pegno per le uova: che
2570 ant, gi1| come il brigante è dentro lascialo pure intertenere alla tua
2571 ant, gi2| ora partito; manda cotesto lasciami-stare» a letto, e poi vattici
2572 ant, gi3| fanno mille furfantarie. Ma lasciamiti dire nel modo che io burlai
2573 ant, gi1| preti e i secolari, non lasciando perciò i cherichetti né
2574 ant, gi3| voglio» stringo il pugno, lasciandocelo ire fino al mezzo: e non
2575 ant, gi3| notte, e in cambio d'essi lasciandoci carboni: ma gli ebbi come
2576 ant, gi2| gittare delle finestre, lasciandosi perciò tenere, ordinò le
2577 ant, gi3| proverbiando il mio non mi gli lasciar vedere a lor modo: perché
2578 ant, gi2| ingorda-della-carne-sanza-osso; che, nel lasciare i segnali di sé nel pozzo,
2579 ant, gi3| per i tetti tosto che si lasciaro per casa». Quando che odo
2580 ant, gi2| a me: mi sa ben male di lasciarti, marito mio». A cotal suono
2581 ant, gi3| chi ti può vedere: tu mi lasciasti, e so bene io perché; a
2582 ant, gi1| te. Segue pure.~NANNA. E lasciatami vincere dal suo proemio
2583 ant, gi2| voglio far le tristizie, lasciatemi stare»; e alzando le voci,
2584 ant, gi1| mangiare più cibi ventosi, e lasciatosi colcare, e addorméntosi
2585 ant, gi2| potendo celar le risa, le lasciavano andare a bottacci: e non
2586 ded | Virgilio e ciò che in materia lasciva scrisse Ovidio, Giovinale
2587 ded | macchie disoneste che la lascivia loro ha fatte nella vita
2588 ant, gi3| né per carcioffi, né per lattovari poté mai drizzare il palo:
2589 ant, gi2| pieni di varie erbe: qua lattuche crespe e sode, là pimpinelle
2590 ant, gi2| far motto. Questo pelago laudato, dove pescava ognuno sanza
2591 ant, gi3| interteneva che tu udissi mai: mi laudava, mi serviva, e cadendomi
2592 ant, gi3| andarmene fuora di casa, tu mi lauderesti; e se non piglio sicurtà
2593 ant, gi3| Madrema-non-vuole, o Lorenzina, ~o Laura, o Cecilia, o Beatrice, ~
2594 ant, gi3| fanno chiamare Giulie, ora Laure, ora Lucrezie, or Cassandre,
2595 ant, gi1| festoncello tutto di frondi di lauro, e spartoci dove meglio
2596 ant, gi3| lino che aspettavano la lavandaia, postigli in capo alla fante,
2597 ant, gi3| da ungersi la barba e a lavarsi il capo; e per un paio di
2598 ant, gi2| stesse di non venire per la lavatura di capo della vecchia: anzi
2599 ant, gi2| del capo che egli non si lavava mai, simigliava quella che
2600 ant, gi1| polmon che mi bolle come un laveggio di trippe»; egli facea un
2601 ant, gi3| il presente: «Il martello lavora; sta pur salda, che egli
2602 ant, gi1| il giovane che ebbe il lavorar dei cani, misse a romore
2603 ant, gi1| niente; e quando ben si lavorasse, io ho pane e vino e carne
2604 ant, gi3| questo gli cavo una camiscia lavorata d'oro e di seta, non pur
2605 ant, gi1| ariento indorato, col ferro lavorato fino al mezzo alla damaschina:
2606 ant, gi2| Metterai a dormire la lavoratora nostra nella camera dal
2607 ant, gi2| come vennero tutti i suoi lavoratori, i quali, con la berretta
2608 ant, gi1| che intervenia a chi la lavorava come interviene a uno che
2609 ant, gi3| misi, avendo fatto nei suoi lavori d'oro disegno un mese inanzi,
2610 ant, gi1| il santo uomo compì il lavoro, e forbito il cordone con
2611 ant, gi1| molto stranio; e a fede di leale mia pari, che mi credetti
2612 ant, gi2| lasciò gittarla giù, disse: «Lecca-piatti, succia-broda, pianta-mandragole,
2613 ant, gi3| rasoio e ne vederai due leccarsi da capo a piè: partite poi
2614 ant, gi1| ANTONIA. Cotesta è più lecita comperazione. Séguita.~NANNA.
2615 ant, gi1| badessa, ma di entrare in lega con esse, e stupiva ciascuno
2616 ant, gi3| correndo, e me ne vesti': e nel legarmi le calze, adocchiate le
2617 ant, gi2| allora veniva di fuora, lo legaro, disegnandolo ad altro che
2618 ant, gi3| NANNA. Come vuoi tu che mi legasse un legato?~ANTONIA. Tu dici
2619 ant, gi3| lunga, e disse: «Tenete, legatele le mani con questa». Il
2620 ant, gi3| vuoi tu che mi legasse un legato?~ANTONIA. Tu dici il vangelo.~
2621 ant, gi2| podestà, la fece pigliare; e legatola alla corda confessò la cagione
2622 ant, gi1| fiorancio dipinte le fasce che legavano il festone, le quali per
2623 ant, gi1| apro il libricciuolo per leggere la magnificat: e apertolo,
2624 ant, gi1| imbossolata alla cortigiana, molto leggiadra, nella quale erano due suore
2625 ant, gi1| che con la correggia del leggio mi diede, che mi s'alzò
2626 ant, gi2| crocione con tre chiodacci di legname che impaurivano le donnicciuole:
2627 ant, gi3| ANTONIA. Perché non ti legò con la cinta?~NANNA. Come
2628 ant, gi1| veder tagliare dal sarto i lembi della tonica della sarta,
2629 ant, gi2| sepoltura di santa beata Lena dallo Olio a Bologna.~ANTONIA.
2630 ant, gi1| di una spelatoia, tutti lendinosi, e forse cento crespe nella
2631 ant, gi1| ella, datogli un bascio, lentamente gli dice: «Le orazioni mie
2632 ant, gi2| schiavinaccia ricoperta da duo lenzoletti grossi e stretti che si
2633 ant, gi2| del pollo che avea tinti i lenzuoli e la camiscia allo sposo,
2634 ant, gi1| fuora a guisa di quei d'una leona, ma pungenti (mi penso io)
2635 ant, gi1| terra, urlava che parea un leone che avesse la febbre. E
2636 ant, gi3| gioncata, calde arroste e lesse, fino alla anfusaglia e
2637 ant, gi1| il padre giurava per le letanie e per lo avvento che ritorneria
2638 ant, gi3| il caca-stracci, pieno di letizia, si dà al farsi dei compari,
2639 ant, gi2| facea miracoli con la sua letteratura della quale avea empiti
2640 ant, gi3| capezzali con duo altri con lettiere e tavole, con non so quanti
2641 ant, gi2| isfamata, si pose a sedere nel lettuccio: e preso di nuovo il can
2642 ant, gi2| ciò che seguisse del suo levamini. Né fu sì tosto comparso,
2643 ant, gi3| Baccano non si farebbeno», e levando le voci, la padrona lo confortava
2644 ant, gi1| ahi!».~ANTONIA. Potea pur levargliene un pezzo co' denti, la minchiona.~
2645 ant, gi3| in tanta disperazione con levarmigli da lato e gire a darme a
2646 ant, gi3| altre volte, prima che ci levassimo, il suo cavallo andò fino
2647 ant, gi1| Lasciamo ir le benediciti. Levate dalla tavola, dove andaste?~
2648 ant, gi2| che questi cotali uomini, levatogli dai libri, non sanno in
2649 ant, gi3| romore simile a quello che leveria Roma s'ella andasse un'altra
2650 ant, gi3| manderaimi i tuoi di velluto, che leverò via tutto il logoro e farò
2651 ant, gi2| voglio dirti altro: sì che leviamoci suso e andiamocene, che
2652 ant, gi1| sciugatimi ben ben gli occhi, mi levo suso e rispondo gratia plena;
2653 ant, gi2| NANNA. Come cacciar via? Di lì a otto giorni lo vidi in
2654 ded | lo riguardi tu; essi sono liberali nella maniera che diranno
2655 ant, gi1| per infinita secula della liberalità che io gli avea fatto del
2656 ant, gi2| furfanti?~NANNA. Per la libertà che gli dava. Ora, Antonia
2657 ant, gi1| gli avrebbe auti: ma sanza libidine. Ora io fui posta a sedere
2658 ant, gi1| tentazione...~ANTONIA. E libra nos a malo.~NANNA. ...e
2659 ant, gi1| il tutto, e mostratole il libretto, ce ne demmo insieme uno
2660 ant, gi1| maestro, rimasa sola apro il libricciuolo per leggere la magnificat:
2661 ant, gi1| che avesse mai visto. E licenciato il messo con dirgli che
2662 ant, gi2| di dire la penitenza. E licenziato il prete, gli fece mettere
2663 ant, gi2| la quale entrata in casa, licenziò il padre dalle nigromanzie,
2664 ded | farei un poco di scusa del licenzioso parlare della opera che
2665 ant, gi2| spesso in costume), ed ella lieta per ciò, mi dice: «Il tuo
2666 ant, gi1| giovani, i più forbiti e i più lieti che mai vedessi: e pigliando
2667 ant, gi3| E contento di ciò, tutto lieto si levò, e io ancora; e
2668 ant, gi2| camera della fante con un «Lievati suso e spàcciati», scesa
2669 ant, gi2| cacatoio: che, purché mi ti lievi dinanzi, morrò contenta»;
2670 ant, gi2| Morti, ah! Egli, tratta la lima del foro, si levò in piedi,
2671 ant, gi1| bocche d'ognuno: anzi delle lingue, ché le bocche facevano
2672 ant, gi2| era ben fornito a panni lini; e trovato l'uscio mandato
2673 ant, gi2| cavaliere: che, col suo dente di liofante, la racconsolò di maniera
2674 ant, gi1| fanciullo su per la sua lira, disse: «Amor mio, fammi
2675 ant, gi1| nella farina; ed erano sì lisce tutte le membra della suora,
2676 ant, gi1| lisciandogli la schiena come si liscia la coda alla gatta che ronfiando
2677 ant, gi1| tolse in su la palma, e lisciandogli la schiena come si liscia
2678 ant, gi3| ad aprirlo, lascia me a lisciare la coda al gattone che stava
2679 ant, gi2| fosse. Cingevasi con due liste di saia nera annodate insieme;
2680 ant, gi3| ufficiale, per conto di qualche lite grande. E dopo questo mi
2681 ant, gi2| procurava nella città per le liti di molti; e gli facea di
2682 ant, gi1| avea ritratti i suoi occhi lividi per il piangere e le lagrime
2683 ant, gi3| Torre di Nona, in una camera locanda tutta impannarazzata; e
2684 ant, gi3| letti; poi, fallite delle locande, diventano da pìstole, cioè
2685 ant, gi1| tuttavia basciandolo e lodandolo per il più bello che avesse
2686 ant, gi3| benché non stia a me a lodarmi), perché io la aveva galantina
2687 ant, gi1| valea per tre, fu molto lodato.~ANTONIA. Ah! ah! ah!~NANNA.
2688 ant, gi3| miei appetiti, e i goffi mi lodavano per discreta e amorevole
2689 ant, gi1| piuolo, simigliante a quel lof tof e taf che fanno i piedi
2690 ant, gi1| che si gittano giuso dalla loggia il dì della Ceraiuola.~ANTONIA.
2691 ant, gi2| tutte le appiccò sopra esso, logorandoci le candele benedette di
2692 ant, gi3| che leverò via tutto il logoro e farò sì che mi serviranno,
2693 ant, gi1| fondo d'uno staio, con duo lombi badiali, grandone, biancone,
2694 ant, gi2| al pasto come il pesce al lombrico, ci fu da ridere perché
2695 ded | gigli negli orti, si sono lordate di modo nel fango del mondo,
2696 ded | tu sei sempre pieno di lordezza, ed essi sempre carchi di
2697 ant, gi1| perdere il tempo in così lordo amorazzo: ma arrivati alle
2698 ant, gi3| O Madrema-non-vuole, o Lorenzina, ~o Laura, o Cecilia, o
2699 ant, gi1| che fanno i sonetti alle Lorenzine, e la maladetta fantasima,
2700 ant, gi1| che per esser alquanto loschetta e di carnagion nera, refutata
2701 ant, gi3| porge: vòltati poi in là, a Lucca ti vidi. Dico che a questo
2702 ant, gi2| ridere perché appoggiando il luccio nel serbatoio, fece tre
2703 ant, gi2| posero in una prigione sanza luce, che ci era l'acqua alta
2704 ant, gi1| tremolante e ritondetto, lucea come faria un avorio che
2705 ant, gi3| collo, e in alcuni cavalli lucenti come gli specchi andando
2706 ant, gi1| chi non l'ha più veduta la lucertola così terribile ch'è appiccata
2707 ant, gi1| corse ivi come corrono le lucertole al sole, e la chiesa parea
2708 ant, gi1| visto alcuni volti freschi, lucidi e coloriti, tutta mi rincorai;
2709 ant, gi1| Satanasso per il carnasciale di Lucifero.~ANTONIA. Ah! ah! ah! che
2710 ant, gi3| Madrema si sottoscrive «Lucrezia Porzia, patrizia romana»,
2711 ant, gi3| chiamare Giulie, ora Laure, ora Lucrezie, or Cassandre, or Porzie,
2712 ant, gi2| qualche virtù al nostro Luigetto» (che così si chiamava il
2713 ant, gi2| parendogli che fussero stalla dei lumaconi sanza guscio stette in sé
2714 ant, gi3| giuso non altrimenti che un lumicino che non ha più olio, che
2715 ant, gi1| un carbone facea stelle, lune, quadri, tondi, lettere
2716 ant, gi3| fattolo ritornare a me il lunedì, dico: «La prima cosa mi
2717 ant, gi2| nutrire l'orticello. Poco lunge da esso sta la chiesetta
2718 ant, gi1| unghie delle sue mani erano lunghe come quella che avea il
2719 ant, gi2| sia.~NANNA. Ma uscendo di lungherie circa le maritate, abbrevierò:
2720 ant, gi1| fu, e non la ho conta per lunghezza. Ora, da che io ti ho tenuta
2721 ant, gi3| E vedutolo un dì così di lungi, dico alla mia segretaria: «
2722 ant, gi1| erba-da-buoi, cioè il teneron lungone, in una tavoletta quadra
2723 ant, gi2| di taffettà rotto in tre luoghi; e condita dal sudiciume
2724 ant, gi1| da pagliaio, che parea il luogotenente delle beccarie di tutto
2725 ant, gi2| E avicinandosi già alla lupa, la quale con il cuore battente
2726 ant, gi1| pigliava con le zanne di lupo nelle labbra con tanta piacevolezza
2727 ant, gi1| inguintana del sedere di quella lusca negretta che dianzi mangiò
2728 ant, gi1| che festa!~NANNA. Quella luschetta era una suora tutta sollazzevole,
2729 ant, gi1| gabbia e misoci dentro il lusignolo, si tirò a dosso il fascio
2730 ant, gi3| trovato gli dice con parlar lusinghevole: «Eccomi qui». Il maestro
2731 ant, gi2| vien dentro: e tanto mi lusingò, che mi accordai col buon
2732 ded | fra le unghie; tu sei sì lussurioso che ti corrompi fin con
2733 ant, gi2| NANNA. Di quella che diventò luteria per vivere in prigione seco,
2734 ant, gi1| salì in pergamo un fra luteriano che avea una voce da far
2735 ant, gi2| quello che Titone becco rimba(m)bito volea ascondere la
2736 ant, gi3| bere, lucerna sanza olio, e maccaron sanza cascio.~ANTONIA. Io
2737 ded | fuoco dovesse purgare le macchie disoneste che la lascivia
2738 ant, gi3| ammazzami»; e io soda al macchione, ed egli ai prieghi; e con
2739 ant, gi1| gli uffici, dissi che per macerare la carne, sedendo sopra
2740 ant, gi1| cominciai pian piano a macerarmi lo stimolo: il pizzicore
2741 ant, gi1| volea dare il passo alla macina, il santo uomo compì il
2742 ant, gi3| si dice che è l'arca de Macometto... uòh uòh, uòh, uòh, ...
2743 ant, gi1| prego: a ogni modo oggi è la Madalena nostra avvocata che non
2744 ant, gi1| garzonetto, che avvedutasene madama, postasi a sedere, spalancata
2745 ant, gi2| medico di messer Domeneddio, madenò: tu sei ristorata tutta
2746 ant, gi3| ANTONIA. Fottiventi?~NANNA. Madesì, fottiventi.~ANTONIA. Che
2747 ant, gi2| duo passi; onde cadde una madonnetta da tre quattrini, attaccata
2748 ant, gi3| dal capitolo che dice:~ ~O Madrema-non-vuole, o Lorenzina, ~o Laura,
2749 ant, gi3| sapessi, con un viso di madrigna gli dico: «Fate che le gatte
2750 ant, gi2| a quella del prete, una madrona di un .XL. anni, che nella
2751 ant, gi2| motti, liberale, e con tanta maestà parlava in sul savio, che
2752 ant, gi2| mettere a saccomanno il magazzino e la guardarobba della lavoratrice
2753 | maggiori
2754 ant, gi2| la menta, lo aneto, la magiorana e il prezzemolo aveano anche
2755 ant, gi3| egli mi dice: «Manda per un magnano e fallo aprire, che non
2756 ant, gi1| collerico, gli volgea le spalle magnificamente.~ANTONIA. Siale appresentato
2757 ant, gi1| libricciuolo per leggere la magnificat: e apertolo, veggiolo pieno
2758 ant, gi2| egli le ponea inanzi le magnificenze della città e le disonoranze
2759 ant, gi2| Egli piace a Dio e al magnifico podestà (che dovea dir prima)
2760 ded | di cantare altro che il magno Antonio da Leva, né di lodare
2761 ant, gi1| il cui volto non era per magrezza fitto nell'ossa, né per
2762 ant, gi3| grinzo, rancio, lungo e magro, si imbriacò di me: e io
2763 ant, gi2| cavalierato che non ne mena il Mainoldo da Mantova. E in quel suo
2764 ant, gi2| buona ora sia. Da che quelle maladette sferzate ti fecero fare
2765 ant, gi2| come diede ella a me la maladizione quando io fingea di non
2766 ant, gi2| non voglio essere tenuta malalingua, ti direi chi è quella che
2767 ant, gi2| le domando io, «Per il malanno e la mala pasqua che dia
2768 ant, gi2| da tutte fuggita come la malaventura. E quando andava a messa,
2769 ant, gi2| dicendo «oimè, oimè» il malcondotto uomo suo, chiudendo gli
2770 ant, gi3| un pongolo che la fa star malcontenta: e questo è il dubitare
2771 ant, gi3| gli arrostiva e squartava. Maldicenti fuor di modo, a ciascuno
2772 ant, gi1| alla quale diedero più maledizioni che non aranno i cattivi
2773 ant, gi2| fino a sera) da quel del malefizio, che avea la voce molto
2774 ant, gi2| alle forche il sopradetto malfattore; e datogli i suoi dieci
2775 ant, gi3| semi.~ANTONIA. Certo le malie che gli fate ai meschini
2776 ant, gi3| quei saioni son foderati di maligni debiti; e la maggior parte
2777 ded | tenuto della buccia della tua malignità. La Nanna è una cicala e
2778 ant, gi2| disse: «Ecco lo spirito maligno a dosso alla meschina»,
2779 ant, gi1| frate»: ma io non pensava malizie sopra tali parole; e udii
2780 ant, gi3| poltrone che si ha fatto dar il mallevadore di non essere offeso, che
2781 ant, gi2| non lo tòrre, che sarai la malmenata». Adunque con un pezzo di
2782 ant, gi2| queste scopa-bordelli (nella malora sia) poteano scampare uno
2783 ant, gi2| la prova, tirava a sé le malsodisfatte come la calamita uno ago
2784 ant, gi2| alzata dinanzi, parea un maltempo che in sul fine d'agosto
2785 ant, gi1| gli basciava la bocca, le mammelle, il battitoio e il tamburo
2786 ant, gi1| nodo di Salomone di viole mammole, nel secondo il laberinto
2787 ded | XVIII. mattine: non come a mamone, non come a scimia, né come
2788 ant, gi3| della cassa, ma di dosso, e mancandomi la berretta, dico: «Dammi
2789 ant, gi3| gli dice: «Io non posso mancarvi; mandate per esso, che vi
2790 ant, gi2| che ciò che le parea che mancasse altrui si dicesse che fosse
2791 ant, gi1| Io manco a te perché fu mancato a me. E mi spiacque al possibile
2792 ant, gi1| cor mio, sono tenuto un mancatore di fede? e dove è la divinità
2793 ant, gi1| il pregio.~ANTONIA. Tu mi manchi nel più bello.~NANNA. Io
2794 ant, gi1| raccogliendosi la gamba mancina a usanza della grue, e fermatasi
2795 ant, gi1| occhio che con dui, chiuso il mancino, e fisando il dritto nel
2796 ant, gi3| a cinque ore di notte lo mandai a comprarmi un pennacchietto
2797 ant, gi3| Fà mangiare il garzone, e mandalo per il cavallo». Io son
2798 ant, gi3| spiziale le scrive al libro, e mandami in cambio d'esse quello
2799 ant, gi3| ore, quattro ore sono che mandammo il ladroncello a scambiare
2800 ant, gi2| che ne vide con gli occhi mandandole giuso come si manda un boccon
2801 ant, gi1| nella canna e strozzolla, mandandone i fanciulli, con il popolo
2802 ant, gi3| scriveva la ricetta per mandarla alla speziaria: che, finita
2803 ant, gi2| ulivo e una palma in mano la mandaro due ore inanzi dì a casa
2804 ant, gi3| fuora, aspettando che lo mandassi a chiamare come solea fare,
2805 ant, gi2| una berretta da una piega mandata giuso, con una scuffia sanza
2806 ant, gi3| venisse a dormir meco. Onde mandatami una cena onorevole, quando
2807 ant, gi3| Io non posso mancarvi; mandate per esso, che vi sarà dato»;
2808 ant, gi1| le posticce mogli loro, e mandatogli nell'orto, lo ricolsero
2809 ant, gi3| restar meco a desinare, mandatomi da farlo, tornò la sera
2810 ant, gi3| se ne ritornaro a casa. E mandatosi per alcuni peneti per la
2811 ant, gi3| modo che il dì propio mi mandava o coperta di letto di seta
2812 ant, gi3| e per non darti spesa, manderaimi i tuoi di velluto, che leverò
2813 ant, gi3| in sala, come cascano le mandoline pel freddo e i fiori per
2814 ant, gi1| nepoti e fratelli, con una mandra d'amici e d'amiche, mi menaro
2815 ant, gi1| e se tu hai mai visto la mandragola, tu vedi la figura) e postola
2816 ant, gi2| del quale facea ombra un mandrolo di quelle grandi sanza pelo.
2817 ant, gi1| si era maneggiato come si maneggiano le mazze dei fanciulli la
2818 ant, gi3| toccava, e rassodandosi nel maneggiarla, la assimigliava a una di
2819 ant, gi1| dove lo staffile si era maneggiato come si maneggiano le mazze
2820 ant, gi2| piedi nei ceppi, con le manette sopra un pocolino di pagliaccia
2821 ant, gi3| perdonare, promettendomi che non mangerebbe più il desinare; e io che
2822 ant, gi2| Sorella, se i nostri mariti mangerebbeno tutto l'anno, purché gli
2823 ant, gi3| carbonata perché altri si mangi il pane unto»; e caso che
2824 ant, gi2| che ella gli perdonò, e io mangiai del pan pentito, bontà dello
2825 ant, gi1| foggia: sempre le persone mangiaro, sempre bevvero, sempre
2826 ant, gi3| tovaglini sotto al braccio per mangiarsi ciò che colei portava nella
2827 ant, gi3| onde essequito l'ordine, il mangione fu preso, e inanzi che ne
2828 ant, gi3| venuto da poco in qua, mi manicava con gli occhi, e non vedeva
2829 ant, gi2| tutte le fogge, a tutte le maniere e a tutte le guise (dicea
2830 ant, gi3| con la lettiera, sanza la manifattura, centonovantanove ducati
2831 ant, gi3| bene, aggrappando sempre o maniglie o anelli o collane o coronette:
2832 ant, gi2| tesoriera come si strazia una manigolda; e oltra che la salutava
2833 ant, gi1| fu forza a farlo». E il manigoldone, alzando gli stracci suoi,
2834 ant, gi3| acuta e più accorata che la maninconia di un cortigiano che si
2835 ant, gi1| visetto, il bocchino, le manine, il corpicello, il pinchino
2836 ant, gi2| chiavò tutti i denari, e manomettendo i poderi, in tre altri fece
2837 ant, gi2| gli scolari a certi loro mantelli; con uno stocco al lato
2838 ant, gi2| al podestà, gli fu forza mantenere le leggi della ragione:
2839 ant, gi2| rompe; ed è impossibile a mantenerla intera se non la tenessi
2840 ant, gi3| tua Nanna puttana, che in mantenermi sempre di .XXV. anni fui
2841 ant, gi3| mi adorava: e questo mi manteneva; e io certissimamente lo
2842 ant, gi3| di buono la fede che elle mantengano: che zingari, che frati
2843 ant, gi1| in là, sospirando come i mantici abandonati da chi gli alza,
2844 ant, gi2| forzieri; e quella <che> ci si mantiene si può mettere fra i miracoli
2845 ant, gi2| non ne mena il Mainoldo da Mantova. E in quel suo andare a
2846 ant, gi3| a me uno uccello nuovo, mantovanamente e ferraresamente carico
2847 ant, gi1| a crepacuore co sì gran mappamondo in su la pancia che la gualcò
2848 ant, gi1| pensiero.~NANNA. Perché te ne maravigli tu?~ANTONIA. Perché sendo
2849 ant, gi1| rispose l'altra: «Non è maraviglia il suo indugiare, perché
2850 ant, gi2| nel letto; e il marito, maravigliandosi di sì strano accidente,
2851 ant, gi3| cose nuove, non si sogliono maravigliar di nulla.~ANTONIA. Guarda
2852 ant, gi1| sì gentilmente, che fece maravigliare ognuno: ella facea cavriole
2853 ant, gi1| non isdogliarsi mai. E mi maraviglio di te che sopra sì minima
2854 ant, gi3| Ioanni e alla Consolazione, marchiate dalla bolla con che san
2855 ant, gi3| un cortigiano che si vede marcito in tinello sanza un quattrino
2856 ant, gi1| orticello, anzi, con un viso di Marforio, tutto velenoso, la sforzò
2857 ant, gi2| percossa a traverso e due margini di Giobbe che pareano due
2858 ant, gi3| aiuolo a una chiosa (disse Margutte), né dormì mai niuno meco
2859 ant, gi1| primo giorno di maggio mona Marietta (che così chiamossi mia
2860 ant, gi2| tutte quelle che si aveano a maritare, pregando la fata pozzeruola
2861 ant, gi2| te?~NANNA. Diede voce di maritarmi, trovando ora una novella
2862 ant, gi2| il suo padre bue non la maritasse ad uno di sessanta anni,
2863 ant, gi2| dice: «Sorella, se i nostri mariti mangerebbeno tutto l'anno,
2864 ant, gi2| da rodere come quelle che maritono, poveretta la vita loro!
2865 ant, gi1| che ragionano quelle de' mariuoli con le tasche dei balocchi
2866 ant, gi3| mia catena: il ladro, il mariuolo, il traditore», e ciò dicendo
2867 ant, gi1| della casa di Venere e di Marte, si volse a quella brigata
2868 ant, gi1| cantori o vero i fabbri martellando: e così, attento ognuno
2869 ant, gi3| mia, tutto rappreso dal martellar che gli faceva il core per
2870 ant, gi3| cortigiani di vergini o di martiri; io gli diedi ad intendere
2871 ant, gi1| al quale appoggiata la martorella, cominciò a dimenarsi con
2872 ded | scrisse Ovidio, Giovinale e Marziale, ma per esser tu dotto come
2873 ant, gi2| tutti i mesi, non pur di marzo; e alla messa rispondea
2874 ant, gi3| caldo nel far dire di sé nel mascarar me, mi dà la sua nuova,
2875 ant, gi3| parlare: «Voi non vi avete a mascarare?», «Io sono una guarda-casa»
2876 ant, gi3| nel quale faccio conto di mascararmi; e fattolo ritornare a me
2877 ant, gi3| stracca-gelosie; lascio mascararsi alle belle e a chi ha di
2878 ant, gi3| incontro una frotta di persone mascarate e smascarate; e accompagnatami
2879 ant, gi1| il naso, e pareano le sue mascelle un pettine d'osso da pidocchiosi
2880 ant, gi1| scabello, feci la gatta di Masino, che serrava gli occhi per
2881 ant, gi3| fai ladra?», e udito ciò i masnadieri che stavano di sotto ascosi,
2882 ant, gi3| consigli e troppo buona massaia del suo utile, fece tanto
2883 ant, gi1| come ascoltavano le buone massaie il cicalone e data la benedizione
2884 ant, gi2| casciuoli: egli parea una massara veniziana che con una mano
2885 ant, gi3| tolto casa grande con due massare, stava in su le signorie.
2886 ant, gi3| ti torrà casa e comprerà massericie, o creperà». E io che sanza
2887 ant, gi2| avanzo in possessioni e in masserizie di un suo palagio più tosto
2888 ded | ragionar d'altro conte che di Massimiano Stampa, così non arei avuto
2889 ant, gi2| Io mi sono riavuta» e masticando il confiteor, con le mani
2890 ant, gi3| se non dieci bocconcini masticati a bocca chiusa, bevendo
2891 ant, gi1| imbertonata di essa, la masticava e la mordeva come un cagnuolino
2892 ant, gi3| fussero non capelli, ma una matassa interciata d'oro filato.~
2893 ded | di Virgilio e ciò che in materia lasciva scrisse Ovidio,
2894 ant, gi2| veniva in sul passo di una matrona vedova che, ammantata di
2895 ant, gi3| schiena, giuro a dios che lo mattaremo». «Voi farete ciò che poterete»
2896 ant, gi3| sonagli. A costui feci io di matti scherzi; e fra gli altri,
2897 ant, gi3| allo alloggiamento: poi la mattima venivano con essi a vestirgli.
2898 ded | anzi lo spasso, di .XVIII. mattine: non come a mamone, non
2899 ant, gi1| per le astinenze e per i mattutini, a tutti i patti del mondo
2900 ant, gi2| frutti: «Che bella razza: i maturi son trangugiati e a noi
2901 ant, gi2| fioccarsi a dosso un nuvolo di mazzate.~NANNA. Ah! ah! ah! Tu l'
2902 ant, gi1| maneggiato come si maneggiano le mazze dei fanciulli la sera della
2903 ant, gi2| nidiata di uccellini, un mazzetto di fragole o simili gentilezze
2904 ant, gi2| villanotta colorita come un mazzo di rose. E dopo cena, stato
2905 pie | di Parigi.~ ~<UBERTINUS MAZZOLA~Artium et Medicinae Doctor>~
2906 pie | di questo mese di aprile .MDXXXIV. nella inclita città di
2907 ant, gi1| più amara che non è una medecina.~ANTONIA. A che modo?~NANNA.
2908 ant, gi2| ella rispose di no; onde il medicastro ordina uno argomento: il
2909 ant, gi1| interviene a uno che odora una medicina: che sanza prenderla altrimenti,
2910 pie | UBERTINUS MAZZOLA~Artium et Medicinae Doctor>~
2911 ant, gi3| profumi, né ungiumi, né medicumi mi giovano: pacienza.~NANNA.
2912 ant, gi1| d'un frate poltrone, Dio mel perdoni, che mentre macinava
2913 ant, gi1| le labbra a' fiori delle melagrane; facendo un gran proemio
2914 ant, gi1| faceano a gara nel dargli più melati.~ANTONIA. E chi gli dava
2915 ant, gi1| Messia, uno Antecristo o Melchisedech»; e volendo vedere la buca
2916 ant, gi3| ti dico che ponno più due meluzze che quanti filosofi, strologi,
2917 ant, gi1| erano sì lisce tutte le membra della suora, che la mano
2918 ant, gi1| proprio come si risentono i membri assiderati al calor del
2919 ant, gi2| volto alla moglie disse: «Menala nel camerino e corcala ivi».
2920 ant, gi3| gentiluomo morto di me, volendomi menar seco per duo mesi a certe
2921 ant, gi1| baccelliere, e si deliberò di menarmi a processione per il monestero,
2922 ant, gi3| parea che si ridesse del suo menarsi la rilla. Io dormito tutto
2923 ant, gi1| abito indosso) «a me tocca menarvi alla cella vostra, nella
2924 ant, gi2| capogirli da dosso con due menate?~ANTONIA. Dico che merita
2925 ant, gi1| salir suso questo e dar due menatine, e or questo altro e darne
2926 ant, gi2| convento invisibilmente; e menatola il converso nel suo romitorietto,
2927 ant, gi1| fine ebbe il giuoco?~NANNA. Menatosi e dimenatosi mezza ora,
2928 ant, gi2| gridai se non quando la menchia mi uscì di casa. Allora
2929 ant, gi2| volta si vestiva, onde il menchione le giva dietro scuotendola
2930 ant, gi2| mano quasi volesse trovarci menda: e fatto riscontrare il
2931 ant, gi2| ci si facea, era fatta la mendatrice di tutte, e da tutte fuggita
2932 ant, gi2| gittar via: e fino alle mendiche vorriano più tosto trovar
2933 ant, gi2| che facesse mai. E sendo mendico di ogni altro bene, era
2934 ant, gi2| poverina la buona giornata e menerollo a casa tua: perché ogni
2935 ant, gi2| mondo; la nepitella, la menta, lo aneto, la magiorana
2936 ant, gi3| acciò che, udendola le mentovate da te, si ridessero di loro
2937 ded | ci sono: che, mentre le mentovo, mi sento tutto confortare
2938 ant, gi2| che le sapea il culo di mentuccia e di serbastrella. E ciò
2939 ant, gi3| e i bordelli bestemmie, menzogne, ciance, scandoli, disonestà,
2940 ant, gi1| chiesa del Popolo: e mi meravigliava d'esso più che non faccio
2941 ant, gi3| quante parole hanno diece mercati, e non potei mai movere
2942 ant, gi2| onde ho pensato a una gran mercè», il buon marito le dice: «
2943 ant, gi2| bottega di se stessi con la merceria dinanzi sostenuta dalla
2944 ant, gi3| disgraziato, gaglioffo». Il merendone spaventacchio delle altalene,
2945 ant, gi1| e l'altro quella delle meretrici. Siedimi allato: acconciati
2946 ant, gi2| sono tanto perfette che meritano che gli abbrusciamo i piedi
2947 ant, gi3| quelle che vi trattano come meritate», onde il goffo se ne teneva
2948 ant, gi2| la morte a quello che ne meritava mille. Il quale rise udendosi
2949 ant, gi3| mi fa meglio che io non merito», e dato un bascio al sempliciotto,
2950 ant, gi1| le gote e ora le poppe, mescolando le carezze con basci saporiti
2951 ant, gi3| dolci ciance del mondo, mescolandoci dentro: «Io ti farò e ti
2952 ant, gi2| fantasia delle occhiate mescolate con alcuno premere di piedi,
2953 ant, gi2| veduto il fratacchione che mescolatosi fra la turba facea bocca
2954 ant, gi3| onde bisogna che elleno mescolino co' tradimenti delle figliuole
2955 ant, gi3| così, me ne vado a lui; e mesegli le mani nella barba e datogli
2956 ant, gi3| letto, poi la tavola, e messami una vesticciuola di bigio,
2957 ant, gi3| questi scolari che vanno «messeri» a Studio e in capo di sette
2958 ant, gi2| punto che il Sole si avea messi gli stivali per gire in
2959 ant, gi1| carnale e spirituale sarà un Messia, uno Antecristo o Melchisedech»;
2960 ant, gi1| mai visto. E licenciato il messo con dirgli che in vece mia
2961 ant, gi3| false, tutto si disfaceva. E messomelo in mano, diceva: «Fà da
2962 ant, gi1| ah! ah!~NANNA. Appunto il mestolone si levava suso per partir
2963 ant, gi1| per nimicizia, ma piene di mestura. Ora ella, chinata in terra,
2964 ant, gi3| calzolaio che sa la mia mesura, in un tratto mi si fanno.
2965 ant, gi2| stuzzicai con un pestello di metallo che ivi trovai sopra una
2966 ant, gi2| non «core» «miete», e non «mete», «percuote», e non «picchia», «
2967 ant, gi3| e io che parea rabbiosa, mettendo le mani nella gola alla
2968 ant, gi3| stringeva nelle sue braccia. E mettendomi le mani su la arpa (che
2969 ant, gi3| scambio, come alle volte metteno anche le chiese nel farsi
2970 ant, gi3| man sua, e gli dico: «Fà metter il giovane in prigione e
2971 ant, gi2| ritornare, disse alla moglie: «Metterai a dormire la lavoratora
2972 ant, gi3| oste apre la taverna, sanza metterci scritta s'intende che ivi
2973 ant, gi2| Pigliando poi i capponi per mettergli fra i capponi, ella le disse «
2974 ant, gi3| sanguinosi come erano, e metterli in una medesima prigione:
2975 ant, gi2| in su le continenze, nel mettermi in letto me ne unse la bocca
2976 ant, gi3| e presa la camiscia per mettersela e levarsi, da me era pigliato
2977 ant, gi1| ratto andò al Vescovado per mettersi in ordine a girgli incontra,
2978 ant, gi1| acciò che tutti i medici le mettessero lo orinale nella vesta fingea
2979 ant, gi3| suo fino nella insalata mettevamo il zucchero. E assaggiando
2980 ant, gi2| faccendette che alla Nanna mettevano più pensiere che non mette
2981 ant, gi3| mani; e usava il gergo per mezzano tosto che veniva a me qualche
2982 ant, gi2| acqua pura; e stava fino a mezzanotte in orazione, e quel poco
2983 ant, gi3| il mèle che usciva della mia tu-mi-intendi, giurava che il suo zucchero
2984 ant, gi3| Signora, sarete voi sì micidiale che lasciate morire tanti
2985 ant, gi2| cuore», e non «core» «miete», e non «mete», «percuote»,
2986 ant, gi1| bocconi smisurati, e bevea da mietitore. Ed esse che mille anni
2987 ant, gi1| ah?~NANNA. Nol consumò miga: che posto il suo pennello
2988 ant, gi1| io, le fu renduto da me migliaccio per torta.~ANTONIA. Sai
2989 ant, gi3| scarpe vostre che mille migliaia di ducati», ed egli, ringraziatami
2990 ant, gi3| sono io della Pippa, un migliaio sono tolte dagli spedali.
2991 ant, gi3| sparta per tutto, tratto il miglioramento di casa e ripostolo in sicuro
2992 ant, gi2| delle moniche non si potesse migliorare, ed era in errore. Ma dimmi,
2993 ant, gi3| della dovizia, del duca di Milano e del papa avvenire; volendo
2994 ant, gi1| natività», e disegnato un milione di punti, tirando certe
2995 ant, gi1| chiesa, nella quale erano millantamilia persone che, voltatisi tutti
2996 ant, gi3| e rivolti i prieghi in minacci, facea tagliate crudeli,
2997 ant, gi3| rivoltatami al facchino minacciandolo che si partisse, il mercatante
2998 ant, gi2| Perdette la favella a quel suo minacciare del testamento: perché sapea
2999 ant, gi2| ferite a uno suo fratello che minacciava di attossicarla, fece sì
3000 ant, gi1| levargliene un pezzo co' denti, la minchiona.~NANNA. Mentre la buona
3001 ant, gi3| il papa dà la dote nella Minerva a tante fanciulle poverine.~
3002 ant, gi2| porta e mise dentro fra minestrone; e spogliatasi una vesticciuola
3003 ant, gi1| tutti a vedere la savia ministra delle moniche arrecarsi
3004 ant, gi1| maestro gliene dovette far la minuta. Or via, Nanna.~NANNA. Eccoti
3005 ant, gi2| ANTONIA. Chi ti ha detto sì minutamente ogni cosa?~NANNA. Ella che,
3006 ant, gi3| io non ti conto le cose minute, con le astuziette con le
3007 ant, gi2| tagliare a pezzi, a bocconi e a minuzzoli; aspetta, aspetta, và per
3008 pie | Perché i frutti del vostro mirabile ingegno son tali che ciascuno
3009 ant, gi1| venendo al petto, disse mirabilia, e che tenea duo pomi candidi
|