PARABOLANO Parlarò, tacerò? Nel
parlare è el suo sdegno e nel tacere è la mia morte, perch'io scrivendoli
quanto l'amo, si sdegnerà essere amata da sì basso uomo. S'io sto queto, el
celare tanta passione mi condurrà a estremo fine...; ma consigliami tu, Amore.
VALERIO Signore, per usare
ufficio de bon servitore e non de presuntuoso, cerco di sapere el vostro male e
procacciarvi rimedio con la propria vita.
PARABOLANO L'averti io sempre
cognosciuto tale t'ha fatto diventare meco quello che tu sei: ma questo mio
novo accidente non ti curare sapere.
VALERIO Qui manca d'assai la
grandezza vostra e vi è poco onore che un vil desìo signoreggi di così mala
maniera la prudenzia vostra, e ancora che 'l nascondere il dolore vostro
proceda d'amore, ben lo cognosco io al poco mangiare e niente dormire e al
volto depinto de le vostre passioni: ma se gli è amore, màncav'egli animo de
ottenere qual si voglia donna? Voi sete ricco, bello, nobile, liberale,
accorto, dolce del parlare, che son mezzi fideli a ottenere Venere, non
solamente questa che così vi trafigge.
PARABOLANO Se l'impiastri de le
savie parole guaressino le piaghe mie, tu m'aresti a quest'ora sanatomi.
VALERIO Deh, signore mio,
retrovate e recognoscete voi stesso e rilevativi di sì stranio umore e non
vogliate diventare favola de la Corte e de' vostri emuli. Donque voleti ch'a
Napoli si sappia questa sciocchezza, che vi mena a la vergogna e morte vostra?
Sentendo tal cosa, che alegrezza ne averanno li vostri, che gloria la patria,
che consolazione li amici e che utile e' poveri servitori?
PARABOLANO Vatti a spasso, ché mi
faresti forse uscire del manico, con tante ciance.
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