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Pietro Aretino
La cortigiana

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  • LA CORTIGIANA
    • ATTO TERZO DE LA CORTIGIANA
      • Scena seconda. Rosso e Aloigia.
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Scena seconda. Rosso e Aloigia.

 

ROSSO Fa' tu.

ALOIGIA Credi tu che questa sia la prima?

ROSSO Non io!

ALOIGIA Donque lascia il pensiero a me. Ma questo debbe essere il tuo padrone.

ROSSO Quello è esso.

ALOIGIA Io il cognosco al rincroscicchiare de le mani, a l'alzare del volto al cielo e al porsi or el dito a la bocca or la mano a la guancia, signali de inamorati. Oh, che bestie son questi signori! Sempre si vanno guastando de le principesse, e poi con qualche zambracca si caveno la fame; e anche Dietro Banchi n'ho visti, e poi si vantano d'avere fatto e detto a madonna tale e a la signora cotale.

ROSSO Per mia fe' che 'l credo, e per certo, ché 'l possedere de una gran donna debbe essere una gran fatica.

ALOIGIA Grandissima; e non ha mai questa ventura se non un famiglio e un fattore di casa, non per altra cagione che la comodità.

ROSSO Io son pur felice averle dietro, queste femine, e mi stupisco di quei perdigiornate che a vespri, a messe, a stazzoni, al freddo, al caldo, de e de notte le seguitano; e se mai per disgrazia in capo a venti anni hanno la posta, poi che con mille disagi e in luoghi sporchi e pericolosi hai spettato prima quattro ore, un tussire, uno sternuto ti rovina del mondo e svergogni lei e tutto el suo parentado. Or ragioniamo d'Orlando. State così un pochetto da parte et io farò l'ufficio col padrone.

 

 

 




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