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Pietro Aretino
La cortigiana

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  • LA CORTIGIANA
      • Prologo
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Prologo

 

ISTRIONE DEL PROLOGO Io avevo imparato un certo proemio, diceria, sermone, filostoccola, intemerata o prologo che se sia, e ve'l volevo recitare per amor de un mio amico, ma ognun mi vuole in pasticci. Ma se voi siate savi: Plaudite et valete!

ISTRIONE DELL'ARGOMENTO Come Plaudite et valete ? Donque io ho durato tanta fatica a comporre questo argumento, serviziale, cristioro o quel che diavol si chiami, et ora vuoi ch'io lo getti via? Per mia fe', che tu hai magior torto che 'l campanile de Pisa e che la superchiaria.

ISTR. PROL. Sta molto ben, poich'io ho 'l torto. Oh, corpo di me, part'egli onesto ch'a petizione d'una comedia io abbi ad esser crucifisso?

ISTR. ARG. Messer no che non mi paregiustoonesto; né si crucifiggono così per poco le persone.

ISTR. PROL. Anzi, per niente! E che 'l sia el vero, un messer Mario Romanesco or ora m'è venuto a trovare e dice ch'io gl'ho detto ch'egli il portante a le puttane, e che per questo mi vuol fare e dire.

ISTR. ARG. Ah, ah, ah!

ISTR. PROL. Tu hai un bel ridere e io forse ne piangerò; perché non fu sì tosto partito il prefato messer Mario che mi assaltò Ceccotto Genovese, già sarto e ora astrologo, e dice ch'io ho detto che li spagnuoli [non] sono da più che i francesi; oh, questa pecora! Messer Lorenzo Luti ancora quasi cacciò mano a un coltello per darmi, con dire ch'io ho sparlato di lui e detto che gli è un pazzo, sendo sanese. Et una certa monna Maggiorina, che racconcia l'ossa per Roma, manda i gridi al cielo per esserli stato solo ripportato ch'io l'ho per una strega e mille altre novelle; e non voglio che 'l padrone abbia quista impressione di me, ché importano le impressioni assai, massime nelli orecchi de' gran maestri.

ISTR. ARG. Tu sei presso la morte, poiché stimi se le impressioni buone o cattive ne li orecchi de' signori possono o non; come se tu facessi un gran conto di dispiacerli. Aprezza tanto la grazia loro quanto ha aprezzato Girolamo Beltramo il Giubileo! E ora stai sul severo; recita quisto beato prologo e io farò l'argumento a quisti òmini da bene, e poi chi ha a fare la comedia la faccia, ch'io per me non son per fare altro che l'officio mio; e ecco la calza.

ISTR. PROL. Io ti vo' contentare, e chi l'ha per male grattisi il culo.

 




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