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Pietro Aretino La cortigiana IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena settima. Sanese, solo.
Doi baiocchi, o balocchi che i quattrini abbin nome a Roma, m'ha costo questa leggenda; e bon per il mio padrone ch'è mezzo dottore, ché mai mai mai intenderebbe il favellare di questa terra; ma s'io sapessi leggere bene, mi farei, con questa orazione, cortigiano inanzi al mio Messer Maco de Coe, da Siena: «O Màdrama non vuole o Lorenzina...; le s...t...a...r... starne, e... ne... starne...» Starne, dice che non può dire né gallo né gallina, ma starne dice! «E vado mendicando uno s...p...e...; spe... d...a; d...a... speda, spedale...» Non può dire palazzo, e infin'è questo 'spedale' senza compitarlo, e dice così: Le starne odiava e or bramo una radice E vado mendicando uno spedale. Cazzica! A Roma si mangia le radice e poi si va a l'ospitale! Egli era pur meglio a stare per senese a Siena che per cortigiano a Roma! Ma dove è ito messer? ‑ O messer Maco? Maco, messer? Padrone? ‑ Ohimè ch'e' ladri me 'l furarano. O ladri, io vi farò impiccare dal senatore. O òmini con la beretta da uomo, dove è il mio messere, dico? A punto; niuno mi risponde. Sarà meglio farlo bandire e andare de qua.
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