M. ANDREA Ben sia trovata la
Signoria Vostra.
MESS. MACO Buona sera e buon
anno. Io credeva aver perduto voi come el mio famiglio.
M. ANDREA Gli è meglio perdermi
che smarirme. Or ecco el libro; andiamo dentro ch'io vi legerò una lezioncina
dolce dolce per la prima volta.
MESS. MACO Deh, maestro, fatemi
questa grazia; 'nsegnatemi qualche cortigianeria ora.
M. ANDREA Voluntieri. Aprite gli
occhi ben ben perché le prime e principal cose a essere buon cortigiano son
queste: saper biastemare et essere eretico.
MESS. MACO Cotesto non voglio io
fare perché andarei in l'inferno e mal per me.
M. ANDREA Come in l'inferno? Non
sapeti voi ch'a Roma non è peccato a rompersi il collo nella Quaresima?
MESS. MACO Signor sì.
M. ANDREA Messer no; e sapiate
che tutti quelli che vengono a Roma, subito che sono in Corte, per parere
d'essere pratichi, non andarebbeno mai a Messa per tutto l'oro del mondo e poi
non parlarebbono mai, che la Vergine e la Sagrata non gli fussi in bocca.
MESS. MACO Adonque io biastemerò:
'la potta da Modena!', n'è vero?
M. ANDREA Signor sì.
MESS. MACO Ma come se doventa
eretico? Questo è il caso.
M. ANDREA Quando un vi dicessi:
'Gli struzzi son camelli', dite: 'Io no 'l credo'.
MESS. MACO Io no 'l credo.
M. ANDREA E chi vi dessi ad
intendere che i preti abbino una discrezione al mondo, fativene beffe.
MESS. MACO Io me ne fo beffe.
M. ANDREA E se alcun vi dicessi
ch'a Roma c'è conscienzia niuna, ridètivene.
MESS. MACO Ah, ah, ah!
M. ANDREA Insomma, se voi sentite
mai dire bene de la Corte di Roma, dite a colui che non dice el vero.
MESS. MACO Non sarà meglio a
dire: 'Voi mentite per la gola ?
M. ANDREA Madesì, serà più facile
e più breve. Or questo basti quanto alla prima parte. Vi insignerò poi el
Barco, la Botte di termine, il Coliseo, gli archi, Testaccio e mille belle cose
che un cieco pagarìa un occhio per vederle.
MESS. MACO Che cosa è il Coliseo?
Ègli dolce o agro?
M. ANDREA La più dolce cosa di
Roma e più stimata da ognuno, perché è antico.
MESS. MACO Gli archi gli cognosco
per cronica e gli ho veduti per lettera su la Bibbia, così l'anticaglie. Ma le
debbono essere tutte grotte, l'anticaglie?
M. ANDREA Qual sì e qual no. E
come sapete queste cose, pigliarete pratica con Magistro Pasquino. Ma vi sarà
gran fatica a imparare la natura di Maestro Pasquino, il qual ha una lingua che
taglia.
MESS. MACO Che arte fa egli,
questo Maestro Pasquino?
M. ANDREA Poeta di porco in la
ribecca
MESS. MACO Come, poeta? Io gli so
tutti a mente i poeti, e anch'io son poeta!
M. ANDREA Certo?
MESS. MACO Chiaro! Ascoltate
questo epigramma ch'io ho fatto in mia laude.
M. ANDREA Dite.
MESS.MACO
Si deus est animas prima
cupientibus artem
Silvestrem tenui noli gaudere
malorum
Hanc tua Penelope nimium ne crede
colori
Titire tu patule numerum sine
viribus uxor,
M ANDREA O che stile!
Misericordia!
MESS. MACO
Mortem repentina pleno semel orbe
cohissent
Tres sumus in bello, vaccinia
nigra leguntur
O formose puer, musam meditaris
avena
Dic mihi Dameta recumbens sub
tegmine fagi.
M. ANDREA O che vena da pazzo!
MESS. MACO Son io dotto, maestro?
M. ANDREA Più che l'usura, che
insegna a leggere ai pegni. Or be', io son ricco se voi me date de queste
musiche. Le farò stampare da Ludovico Vicintino e da Lautizio da Perugia, e
eccomi un re. Ma da che avete perduto el paggio, bisogna trovarne un altro
perché voglio che voi v'inamorate.
MESS. MACO Io son inamorato d'una
signora e son ricco, e ciò che voi vorrete farò.
M. ANDREA Poiché sète ricco torrete
casa, farete veste, comprarete cavalcature, faremo banchetti a vigne, in
maschera. Ite pur, magnifico messer mio. Ah, ah, ah, ah!
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