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Pietro Aretino La cortigiana IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena quarta. Parabolano, solo.
Questo vivere è peggio che morte. Quando io era in minor grado, tutto il giorno il stimulo del salire mi molestava e ora che quasi mi potrei chiamare contento sono assalito da sì pessima febre che niuna medicina mi può sanare, salvo che una che non si compera per oro né per grandezza, perché Amor la vende di sua mano e per prezzo ne vuole sangue, lagrime e morte de' suoi sugetti. Oh Amor, che non puoi tu fare! Molto è maggior la tua possanza che quella della fortuna: ella comanda a gli òmini, e tu gli òmini e gli Dei sforzi. Ella volubile e instabile... E con queste armi feminili e con questo dolermi non acquisterò io chi più che la vita desìo; e voglio ire in camera e forse ch'Amore m'insegnerà a sciormi come insegnò [a] legarmi. E potria ancora per me stesso di questi tormenti uscire per industria [di] petra, di ferro, laccio e veneno.
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