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Pietro Aretino La cortigiana IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena ottava. Parabolano e Rosso.
PARABOLANO È pur dolce cosa amare et essere amato! ROSSO Dolce cosa è il mangiare e 'l bere. PARABOLANO Dolce sarà la mia Laura! ROSSO Per chi la vuole! Io per me fo più stima d'un boccale di greco che non farìa d'Angela greca, e vorrei prima una pernice che Beatrice; e se per esser ghiotto se gissi in Paradiso, io sarei a quest'ora in capo di tavola. PARABOLANO Si tu assaggiassi l'ambrosia che stillano l'amorose bocche, ti parrìa altra dolcezza trovare che nel greco e ne le starne. ROSSO N'ho gustato un migliaro e de Lorenzina, Madrama non vuole, e de l'altre favorite e non ci trovai mai altro altro che farfalloni che farìano stomacare un brigantino. PARABOLANO Tu simigli le grue a le pernice; abbia rispetto a le gentildonne. ROSSO Perché, non pisciano come le villane? PARABOLANO È pazzia, la mia, a parlar teco. ROSSO Pazzia è la mia a respondervi. E diteme un poco, padrone. Non è più dolce che l'ambrogie che voi dite, quel mèle che sgocciola da le lingue che sanno dire bene e male? Qui te colgo! PARABOLANO Ah, ah, ah! ROSSO Oh, quei sonettini di Maestro Pasquino mi amazzorno e meritarìano, disse el barbierario, ch'ogni matina se ne leggessi un fra la Pìstola e 'l Vangelo; e al cul de mio... che farìano arrossire la vergogna! PARABOLANO Tu sei molto pratico con i poeti. ROSSO Io fui servitore di messer Antonio Lelio, e so mille galanterie a mente. PARABOLANO Deh, ragioniamo d'Aloigia; andiam dentro.
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