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Pietro Aretino La cortigiana IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena quattordicesima. Parabolano e Rosso.
PARABOLANO Dove se' tu stato? ROSSO A la taverna, salvando l'onore de la Signoria Vostra, et ho veduto quella buona robba d'Angela Greca. PARABOLANO Che faceva ella? ROSSO Parlava con don Cerimonia spagnolo, e dicevano de andare a cena a non so che vigna; et io feci come la gatta de Masino. PARABOLANO Come faceva la gatta di Masino? ROSSO Chiudeva gli occhi per non pigliare i topi. PARABOLANO Tal mi cocessi altra fiamma, ch'io viverei senza noia. ROSSO Infine gli è un peccato a fare piacere a un gran maestro, perché gli vien a noia ogni cosa. PARABOLANO Oimè, che colei ch'io adoro non mi verrà mai in fastidio, tanto m'è avara d'un sguardo. ROSSO Non vi dissi io che 'l cibo vi sazia troppo tosto? PARABOLANO Or taci: ascoltami. ROSSO Or dite, ch'io intenda! PARABOLANO Sai tu la casa di Messer Ceccotto? ROSSO Di quel pazzo? Signor sì. PARABOLANO Pazzo o savio, andarai ivi e presenterai messer Maco sanese, perché mio padre ebbe gran servigi dal suo mentre studiò in Siena, ma non so che mandargli. ROSSO Mandategli quattro tartarughe. PARABOLANO Son presenti da miei pari tartarughe, bestia ? ROSSO Mandategli doi gattucci soriani! PARABOLANO Son buoni a mangiare i gatti, furfante? ROSSO Se voi li mandate dieci carciofi, vi serà schiavo. PARABOLANO La peste che t'occida; dove sono ora i carciofi, pecora? ROSSO Donatili doi fiaschi di Mangiaguerra; oh, il Riccio de la Lepre l'ha perfetto. PARABOLANO Fai conto che debba essere un imbriaco come te, bufolaccio? Or non mi rompere la testa, va', e con questi dieci scudi compera de le lamprede, e dilli che le mangi per amor mio, ancor che gli sia piccolo presente; e sappi dire quattro parole. ROSSO Ne saperò dire più d'ottanta millia non che quattro; et è un peccato ch'io non sia mandato per imbasciatore a qualche Sofì, ch'almeno io mi farìa onore. Io gli direi: 'Magnificenzia, Reverenzia, Sacra Maestà, Padre Santo, Cristianissimo, Illustrissimo, Reverendissimo, in Cristo patri, Paternità, Omnipotenzia, Viro, Domino, e tutto il mondo'; e farìa un inchino così, l'altro così, inchinarei la testa e ogni cosa. PARABOLANO Deh, spàcciati, matto spacciato, ma porta prima questa vesta a Valerio, e io entrarò nella stalla a vedere quei turchi che mi son stati mandati a donare dal conte di Verucchio.
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