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Pietro Aretino La cortigiana IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena ventiduesima. Parabolano e Valerio.
PARABOLANO Quanto odii comincio avere con la vita! VALERIO L'odio con la vita abiam noi, poveri servitori. PARABOLANO Tu non senti quello che mi duole. VALERIO E' vi nuoce el più de le volte il troppo bene, e mi dispero quando un vostro pari si lagna. O pensate ciò che doverìa fare un simile a me, che vivo del pan d'altri. E un inciampare in una paglia ci fa rompere il collo. PARABOLANO Non t'odo. VALERIO Se voi avessi nella bilancia de la pretesca discrezione la speranza, come hanno cotanti che servono, voi intenderesti. PARABOLANO O Fortuna invidiosa! VALERIO La fortuna sète voi, voi Signori sète la fortuna, che da le stalle e da le staffe su levate il vizio e la ignoranzia, et alle stalle e alle staffe ponete la virtù. PARABOLANO Io mi consumo! VALERIO Che voresti voi? PARABOLANO Il premio de le mie fatiche. VALERIO Da chi desiderati voi questo premio? PARABOLANO Dove son io? Almen n'avess'io lettere o ambasciata! VALERIO Dove s'hanno a dirizzare queste lettere? PARABOLANO Dove io sono. VALERIO Voi l'arete tardi. PARABOLANO Perché? VALERIO Perché non sète né qui né altrove, pare a me. PARABOLANO Aiutami! VALERIO Mai non vi aiuterò, se non me aprite il vostro secreto. PARABOLANO Quanti amari veneni ascondeno i preziosi vasi. Entriamo in casa.
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