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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE PRIMA – PRIME ESPERIENZE MISTICHE (Dal 1807 al 1809)
    • 7 – TI AMO CON AMORE DI PREDILEZIONE
      • 5. Per piacere al mio amorosissimo Dio
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5. Per piacere al mio amorosissimo Dio

 

Nell’inverno lasciavo che il mio corpo intirizzisse dal freddo, non permettendo mai di riscaldarsi; nell’estate lo lasciavo soffrire gli ardori del caldo, non permettendogli mai alcun refrigerio. Andavo ben coperta dai panni, e da questo i miei parenti prendevano motivo di schernirmi e burlarmi e trattarmi da stolta; tenevo sempre le finestre chiuse quanto più potevo, non bevevo mai fra giorno, a costo di qualunque mia pena; il venerdì mi astenevo dal bere, in memoria di quella ardentissima sete del buon Gesù, sicché dal giovedì fino al sabato al mezzogiorno non bevevo neppure una stilla d’acqua.

Le mani erano mortificate da me con colpi di disciplina di ferro; le dita le mortificavo con tenerle sotto le ginocchia; la lingua la mortificavo con lo strascinarla in terra, segnando con questa molte croci; ma particolarmente una fra le altre la facevo della lunghezza di mezza canna; mi trattenevo per lo spazio di mezzo, o tre quarti d’ora, con la fronte per terra, umiliando me stessa e adorando l’eterno Dio. Per lo spazio di buoni tre quati d’ora tenevo le braccia in forma di croce e, per il timore che si piegassero per la stanchezza, le legavo, perché stessero sospese in alto in forma di croce. Mi esercitai per qualche tempo in queste mortificazioni, ma poi dalla obbedienza mi furono proibite: il mio direttore dubitò che mi si guastasse la salute.

 

Tutto questo si praticava da me al solo fine di piacere al mio amorosissimo Dio. Gli occhi li tenevo sempre bassi e modesti, né mai li lasciavo trascorrere sopra di alcuna persona, particolarmente di sesso diverso. L’esercizio di questa virtù mi costò moltissime burle e scherni e beffe, non solo dai parenti, ma eziandio di altre molte persone. Mi esercitavo in casa in offizi bassi, come sarebbe scopare, provvedere alla cucina legna e carbone, avendomi mia suocera consegnato la dispensa e la cantina. Per scemare la fatica ai domestici, io mi caricavo sulle proprie forze carichi molto gravosi di legna e carbone, ed altre fatiche manuali, come sarebbe custodire il pollaio, misurare la biada per i cavalli della carrozza, ed altre cose laboriose e vili che occorrevano in casa.

 




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