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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE PRIMA – PRIME ESPERIENZE MISTICHE (Dal 1807 al 1809)
    • 7 – TI AMO CON AMORE DI PREDILEZIONE
      • 7. Vittima dell’amore
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7. Vittima dell’amore

 

Fui dunque dal divino Spirito condotta per mezzo del suddetto battello alla suddetta isola. Il divino Spirito mi favorì della sua grazia, sotto simbolo di vento amenissimo, di aura di paradiso, per mezzo di interna dolcezza mi condusse dolcemente, soavemente sospingendo il mio battello con somma leggiadria. Facendomi provare gli effetti mirabili della sua divina carità, si fece padrone del mio cuore, e l’anima mia restò vittima dell’amore. E sperimentai nell’anima e nel cuore un deliquio poco meno che mortale; per l’esuberanza dei buoni effetti che mi cagionò, questo distinto favore, mi tenne per molte ore alienata dai sensi, e per dieci o dodici giorni restai poco e niente presente a me stessa. Questi favori mi facevano oggetto di scherno e di burla dei miei parenti, ma l’anima mia era incapace di ogni apprensione, ma contenta se ne stava in se stessa, godendo l’amato suo bene; non curando, non amando cosa alcuna della terra, godeva veramente un paradiso di delizie.

L’amorosissimo Dio mi fece intendere che queste grazie, questi favori che si degnava compartire alla povera anima mia, non si degnava accordare a tutte le anime che lui ama, neppure dopo lunghissime penitenze ed esercizi delle più sode virtù facendomi così conoscere quale e quanta debba essere la mia gratitudine, la mia corrispondenza.

A questa cognizione l’anima mia si umiliava profondamente e con abbondanti lacrime, piena di stupore, andavo ripetendo fuori di me stessa: «Quid est homo quod memor es eius?... Mio Dio, mio Signore, e chi mai sono io, che tanto mi amate? Sia benedetto il vostro amore, sia benedetto il vostro ss. Nome, sia benedetta la vostra infinita bontà e misericordia!».

In mezzo a queste espressioni, godevo una dolcezza di spirito molto particolare che mi tenne, come già dissi, per ben dodici giorni sopita, poco, quasi niente presente a me stessa. Questo supimento nasceva dalle interne illustrazioni che il divino Spirito si degnava compartirmi. Dimorai dunque per lo spazio di circa tre mesi in questa isola. Bene spesso ero invitata dall’eterno Dio al Sacro Monte, dove mi favoriva con grazie molto particolari, ora conducendomi in una parte, ora dall’altra del vastissimo Monte. Ora mi faceva ascendere sopra le amene colline; facendomi gustare i buoni effetti della particolare sua carità, come al suo luogo dirò, mi dava a vedere il Monte Santo, la terra di promissione, la santa Città, il regio palazzo del sommo Re. Ora mi conduceva nei preziosi giardini, facendomi sperimentare i buoni effetti della sua grazia: non avevo veramente che desiderare.

Restai dunque per qualche tempo in questa isola, ma bene spesso ero chiamata da iddio al santo Monte: m’invitava per mezzo di certi tocchi interni, per mezzo dei quali l’anima si solleva e iddio si degnava favorirla della sua particolare grazia, conducendomi ora nei preziosi giardini, ora sopra le amene colline, dove mi dava a vedere cose molto belle e misteriose.

 




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