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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE PRIMA – PRIME ESPERIENZE MISTICHE (Dal 1807 al 1809)
    • 8 – CONOSCEVO COSE RIGUARDANTI L’INFINITO AMORE
      • 1. L’immagine di bella colomba
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1. L’immagine di bella colomba

 

Una volta fui condotta dallo Spirito del Signore in un amenissimo giardino, ma questo non era come sono i nostri giardini sensibili, era tutto diverso. Veramente non ho termini di spiegare cosa sì bella, ma alla meglio che potrò mi spiegherò. Fra le altre rarità, vi era una fonte di acqua viva, così bella che non è possibile descriversi; basta dire che in questa veniva simboleggiata la Triade Sacrosanta. Vi era un albero di smisurata grandezza, così bello che non ha pari; vi era una luce molto dissimile dalla nostra: questa sovrana luce trasformò il mio spirito sotto l’immagine di bella colomba.

Mi trovai dunque, così trasformata, sopra il muro di questo vastissimo giardino: guardo, e vedo il suddetto albero, che con l’amenità dei verdeggianti suoi rami e con la bellezza dei suoi preziosi frutti mi invitava, in una maniera quanto mai bella, speciosa per parte di intelligenza. Mi pareva che sotto la figura di quell’albero mi si rappresentasse la umanità ss. di Gesù Cristo, che mi invitasse a posarmi sopra dei verdeggianti suoi rami.

Prontamente obbedì la povera anima mia: promettendomi tutta la mia sicurezza, mi invitava a formare il nido nei verdeggianti suoi rami. «Vieni», sentivo dirmi, «vieni bella colomba mia, vieni a formare in me il tuo nido. Dentro profondo forame ti collocherò. Qui godrai la tua sicurezza».

Ai replicati inviti, l’anima mia spiccò il volo, distese le potenze dell’anima a guisa di ali; da forza superiore fui leggiadramente sollevata e, fatti tre giri nell’ampio giardino, in questo tempo Dio purificò il mio spirito per mezzo di quella luce, che tramandava da ogni intorno vampe di sacro fuoco. Posata che mi fui sopra il misterioso albero, fui introdotta dentro l’amoroso forame. Sì, nell’amoroso cuore del mio amorosissimo Signore fu introdotta la povera anima mia. Mio Dio, e come si possono spiegare i vostri distinti favori? Provai nell’anima mia un bene tanto particolare che io non capivo più in me stessa, e per essere affatto inesperta di questa scienza, e per essere le soprannaturali unioni molto frequenti e molto sensibili.

Quando tornavo in me stessa, il corpo lo trovavo come incadaverito, incapace affatto di ogni sensazione, sicché, quando, terminata l’orazione, avevo necessità di farmi vedere dai miei parenti, nel vedermi così tonta e stordita, mi beffavano, mi schernivano, disapprovando la mia condotta. Ma io, non curando le loro beffe, proseguivo a godere la quiete, la pace che mi aveva donato il mio Dio nell’orazione.

 

 




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