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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE PRIMA – PRIME ESPERIENZE MISTICHE (Dal 1807 al 1809)
    • 8 – CONOSCEVO COSE RIGUARDANTI L’INFINITO AMORE
      • 2. Mi aveva rapito il cuore
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2. Mi aveva rapito il cuore

 

Prendo a raccontare una grazia, fra le tante che io non ricordo, mentre in questi nove mesi che dimorai alle falde del Santo Monte posso dire con verità, come è ben noto a vostra paternità, che il mio spirito era quasi sempre assorto in Dio, in una maniera molto particolare. Avevo quasi perduto del tutto la sensibilità, non curandomi più né di vedere, né di parlare, né di operare; ma fisso teneva sempre lo sguardo in Dio, che rapito mi aveva il cuore.

Più volte mi successe di non riconoscere neppure le proprie figlie; avevo veramente perduto ogni sollecitudine, il mio intelletto era tutto perso, occupato, assorbito in Dio, per le frequenti comunicazioni. Non passava giorno che Dio non si degnasse di favorirmi con grazie molto particolari.

 

Una mattina, dunque, dopo la santa Comunione, fu trasportato il mio spirito in una parte del Santo Monte, sopra una amena collina: questa era tutta smaltata di vaghi fiori. In questo luogo Dio, per quanto ne sono capace, mi si diede a conoscere per quel Dio di bontà che egli è, e, per mezzo di particolare intelligenza, mi fece conoscere che gran bene sia il possederlo. Ricevuta questa cognizione, l’anima mia si accese di santo amore, ma in una maniera che io non posso descriverlo. Mi sentivo tutta trasformata in amore verso il mio Dio: che cosa non avrei fatto per possederlo! Ero veramente per l’amore fuori di me stessa: avrei dato mille volte la vita per poterlo possedere. Ora lo spirito si slanciava rapidamente verso il suo amato Signore, mostrandogli la gran necessità che aveva il mio povero cuore di amarlo; ora perdeva affatto la forza e languiva di amore il povero mio cuore. Oh, quanta compiacenza mostrò il mio Signore nel vedermi per amor suo così languire che, presa la figura di vago fanciullo, mi prese ad interrogare se e quanto lo amassi io.

A queste sue parole, l’anima si accese di santo e puro amore. L’amabile fanciullo, pieno di cortesia, alla vicina fonte condusse l’anima mia, e leggiadramente salito sulla fonte fino alla sommità di questa, amorosamente mi invitava a lavarmi e purificarmi; in quella preziosa acqua s’immerse, e nell’immersione si trasformò in bella colomba di amore.

Il caro fanciullino di questa s’innamora, e per dimostrare a lei il suo affetto, sollevò le mani al cielo e, tramandando da queste vivo sangue dalle divine cicatrici delle sue divine mani e del venerabile suo costato, tramandò vivo sangue dirigendo verso la colomba le tre vive sorgenti del suo parziale amore, ne formarono a questa un salutare lavacro.

Ecco che la colomba, da candida che era, ne venne rubiconda e di celestiale splendore apparve ricoperta, ma la sua bellezza non si può descrivere. Di celestiale gaudio ripieno fu il mio cuore, la pace e la dolcezza assorta mi tenevano, il Paraclito Spirito distese il suo splendore e di celestiale fuoco mi circondava il cuore.

Oh, come in un momento si vide consumare la povera colomba dalle divine fiamme che il divino spirito mandava da ogni intorno! Eccola, alla fine, estinta in mezzo al sacro fuoco. Dopo essere stata per qualche momento estinta, di nuovo tornò a percuotermi il celestiale splendore: da morte a vita richiamò la povera colomba, che estinta se ne stava in mezzo al sacro fuoco. L’eterno Dio nuova vita mi ridonò. Quale impressione fece nel mio cuore questa particolare grazia non mi è possibile spiegare. Una totale rinnovazione di spirito mi parve di provare, una vita quasi divina mi pareva di possedere, tanta era l’unione e la partecipazione del bene che mi aveva comunicato l’eterno Dio. Questa grazia mi tenne per molti giorni come estatica, poco e niente capivo. L’essere così attratta mi rendeva oggetto di burla e di scherno, non solo ai parenti, ma anche alle persone che professavano qualche sorta di devozione. Ma non mi affliggevo per questo, lasciavo dire chi voleva dire, e la povera anima mia si rallegrava nel piacere al suo Dio, mentre altra brama non avevo che di contentare, di piacere, di amare il mio Signore, il mio amorosissimo Dio.

 

 




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