Il dì 24 del suddetto mese, mi apparve di
nuovo il suddetto Santo, tutto sfolgoreggiante di luce, e mi condusse sopra di
un alto Monte, dove da lungi mi fece vedere la terra di promissione. Oh, come
nel mirar la vaghezza, la bellezza, la fertilità di questa, la povera anima mia
ardentemente desiderava il potervi entrare; ma piena di stupore restai, quando
mi avvidi che non vi era strada che là mi potesse condurre, mentre la benedetta
terra era segregata affatto da tutto il creato.
Il Santo, come già dissi, mi additava da lungi la sua amenità, la sua
fertilità. La dimostrazione che mi faceva il Santo era tutta spirituale,
intima, profonda, riguardante l’intelligenza dello spirito. Si accendeva nel
mio cuore un amore ardentissimo verso Dio, la cognizione intellettuale mi
faceva conoscere il significato di quello che nella immaginativa mi si
rappresentava.
Il mio intelletto restò illuminato da quello splendore che circondava il
Battista; lo spirito fu sollevato nell’ampiezza della divinità della immensità
di Dio. Nella imaginativa mi si rappresentava l’amenità, la fertilità di questa
benedetta terra, con la dimostrazione la più magnifica che possa concepire la
mente umana, di bello, di dilettevole, e quanto mai di prezioso e di magnifico
possa comprendere tutto l’universo unito insieme. Oh, come in tutte queste
magnificentissime cose riconosceva il gran Dio degli eserciti, lo riconosceva
per quell’Onnipotente Dio che egli è, ripieno della sua gloria in cielo e in
terra. Piena dunque di rispetto e di riverenza si sprofondava nel suo nulla la
miserabile anima mia; la cognizione, la penetrazione di sì alto mistero rendeva
estatico il mio spirito.
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