Ecco che alla meglio che ho potuto le ho
dimostrato quanto passò nella mia immaginativa: non ardisco però manifestare
neppure un accento riguardo alla cognizione intellettuale che Dio si degnò
comunicarmi per mezzo di particolare intelligenza. Mentre mi manca la maniera
di spiegare cose sì alte, sì sublimi, che il povero mio intelletto non poté
neppure comprendere del tutto; proseguo dunque a manifestare quanto passò nella
immaginativa. In questa visione mi venivano in questa beneddetta terra
dimostrate le ricchezze celestiali: oh, come la povera anima mia desiderava il
potervi andare! Ma, come già dissi, non vi era strada che là mi conducesse.
Piena di affetto, alla benedetta terra rivolta, le mandavo i più infuocati
sospiri, porgevo le più ferventi suppliche all’Altissimo.
Rivolta al mio condottiero, con calde lacrime lo pregavo a volermi là
condurre; benché mi riconoscessi affatto indegna, affidata nei meriti del mio
caro Gesù, speravo di ottenere la grazia. In questo tempo vidi apparire molti
Angeli che, per comando di Dio, alzarono un magnifico ponte per mezzo del quale
poté la povera anima mia avere l’ingresso: così poté introdursi nella benedetta
terra.
Accompagnata dal santo precursore e da molte schiere angeliche, e così
piena di gaudio, entrai nella terra di promissione. I santi angeli mostravano
il più alto loro stupore per vedermi tanto favorita da Dio; la loro ammirazione
rendeva al povero mio spirito una profondissima umiltà. Appena posi i piedi in
questa benedetta terra, mi fu dal mio buon Dio comunicata una purità angelica,
che rendeva il mio spirito puro e semplice come una colomba.
L’amor santo di Dio serpeggiava nel mio seno e nel mio cuore, formava un
vivo incenDio ardentissimo di amore. Cosa mai dirò di questa benedetta terra?
Non è possibile che possa ridire la sua magnificenza, ma per non mancare
all’obbedienza, pur qualche cosa dirò. Vi era un vastissimo Monte, che conteneva
quanto di bello e di prezioso e di raro possa mai immaginarsi, di argento di
oro finissimo, di pietre preziosissime, di perle lucidissime. Dal ricco suo
seno tramandava tanta ricchezza, tanta vaghezza, assai più di quello che possa
mai comprendere spirituale intendimento di anima che, per mezzo della grazia
soprannaturale, le venga da Dio permesso penetrare .
Non è veramente spiegabile, tutto quello che dico è poco, e tutto quello
che potessi mai dire sarà sempre poco, in paragone della bellezza, della
vaghezza di questa benedetta terra. Vi era una vastissima valle smaltata di
bellissimi fiori che tramandavano un odor soave; vi erano nobilissimi alberi di
frutti gratissimi, ma dove mi inoltro? Che pretensione è la mia, descrivere magnificenza
che neppure del tutto potrei comprendere. Oh stolta, oh sciocca che sono! Tutto
questo luogo spirava soavità e dolcezza; qui si godeva una deliziosa primavera,
non terrestre ma celeste. Tutto quello che in questo divin luogo vidi, in
paragone di quello che sensibilmente noi vediamo di bello nel nostro mondo
sensibile, senza esagerazione è tanto differente quanto è differente la creta
dall’oro finissimo: non è paragonabile. Il santo mio condottiero mi conduceva
or qua or là, additandomi ora una cosa, ora un’altra; intanto il mio spirito
andava inebriandosi di amore verso il Creatore del tutto. Mentre contemplavo la
magnificenza di queste belle cose, amavo ardentissimamente il mio amabilissimo
Creatore, e, invece di prendere compiacenza in queste, il mio spirito cercava
solo Dio e, rivolto al santo, tutto amore, diceva: «Il mio Dio, il mio Dio dov’è?».
Allora il Battista mi additò un magnifico palazzo, e mi disse esser quello
il palazzo del sommo Re; che preparata mi fossi, che là sarei introdotta per
celebrare con il sommo Re i celesti sponsali. A questa notizia il mio spirito
fu sopraffatto da santo timore, inabissata nel proprio nulla, mi confondevo, e
confessandomi indegnissima di sì alto favore, piangendo dirottamente, mi
raccomandavo caldamente al mio santo condottiero, acciò mi avesse tratto fuori
da questo luogo, perché non volevo oscurare la gloria di un Dio di infinita
maestà, riconoscendomi affatto indegna di tanto onore. Questi sentimenti furono
in me permanenti, e tutta la giornata la passai piangendo, deplorando le mie
colpe. Sentivo nell’intimo del cuore un amore ardente verso il mio Dio, che
rapidamente mi univa al sommo suo amore; tornava ad umiliarsi lo spirito, e
viepiù si accendeva di carità.
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