Il giorno 18 marzo 1814 così racconta di
sé la povera Giovanna Felice. Mi portai a san Nicola da Tolentino, a visitare
la Madonna Santissima di Savona. Mi trattenni alla messa cantata, passai molto
tempo in umiliare me stessa, pregando la divina madre Maria santissima a
volersi muovere a compassione della povera anima mia, tanto miserabile,t anto
peccatrice, benché indegna mi conoscessi, tutta mi donai al suo servizio, qual
umile ancella.
In questo tempo sono spraffatta da intimo raccolgimento, fui trasportata
sul monte Calvario, alla rimembranza di questo solitario monte, mi si facevano
presenti alla mente le pene, gli affanni che in questo luogo patì il buon Gesù,
ero tutta intenta a compassionara il mio caro Gesù, quando vedo apparire i tre
messaggeri celesti che sogliono favorirmi, che portavano nelle loro mani croce,
chiodi, martello, corona di spine, posarono sopra il monte la croce,
m’invitarono a distendermi sopra di questa, mi distendo sopra questa croce, e
questi spiriti, pieni di modestia e di riverenza, mi inchiodano sopra la croce,
con tanta leggiadria che neppure un dito mi urtarono con le loro purissime
mani.
Non mi apportò dolore questa crocifissione, ma gaudio, consolazione, amore tanto
straordinario, che mi facenva languire, sopra questa croce mi coronarono il
capo di quella preziosa corona, e questa invece di trafiggere donava al mio
intelletto particolare intelligenza di cose molto sublimi, appartenenti alla
Triade Sacrosanta. Mi conviene confessare la mia debolezza, la mia ignoranza,
non ho termini di manifestare queste cognizioni, che il Signore mi co,unica
intimamente, con certa occultezza, che io non so spiegare, nel tempo che le mie
potenze erano tutte intente a penetrare cose così sublimi, ero sopraffatta
dallo stupore di tanta magnificenza, quando vedo apparire la Vergine
Santissima, accompagnata da molte sante Vergini, questa divina Signora prende
la croce nelle sue mani.
Mi sono dimenticata di dire un’altra cosa, che prima di questo seguì. Nel
tempo che mi trattenevo in quella particolare intelligenza, come già dissi di
sopra, vidi il mio caro Gesù sotto la forma di vago giovanetto, che
dall’altezza di amena collina mi guardava amorosamente. Si degnò trapassare il
mio pover cuore con dolce strale, che teneva nelle sue mani. Come potrò io
ridire i mirabili effetti che provò il mio cuore?
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