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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA – LE NOZZE MISTICHE (Dal 1813 al 1819)
    • 11 – LASCEREI I CIELI PER ABITARE LA BELLA ANIMA TUA
      • 5. Dolce rimprovero del Signore
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5. Dolce rimprovero del Signore

 

Il giorno 10 aprile, Pasqua di risurrezione, così racconta la povera Giovanna Felice di sé. Mi accostai alla santa Comunione con molto raccoglimento fui sopraffatta da interno riposo, quando mi trovai nuovamente sopra quel fabbricato, come si disse il giorno 9 del mese suddetto. Vidi apparire l’umanità santissima di Gesù Cristo, ammantato di bella nube, mi prostrai con lo spirito dinanzi a lui, chiedendogli perdono di tanti affronti, di tanti oltraggi che ho commesso contro l’infinito suo amore. Piangevo dirottamente, parte per la pena di averlo offeso, parte per il gaudio di vederlo non più tra chiodi e spine, ma circondato di gloria.

Il mio Signore dolcemente mi ha rimproverato, facendomi intendere che questo è giorno di gaudio e non di pianto; mi ha invitato a più inoltrarmi, dopo essermi veracemente protesta di essere la creatura più miserabile che abita la terra, per comiacerlo mi sono inoltrata in questo luogo.

Ah, mio Dio, e chi mai potrà immaginare l’amore che portate alla povera nima mia! Io stessa ne resto meravigliata. Questo era un lugo pieno di luce. Il mio Signore si è degnato di sollevare le mani al cielo e tramandare dalle cicatrici delle mani e dei piedi e del venerando costato, non so dire se sangue o prezioso balsamo, mentre la fragranza, l’odore che tramandava sopiva la povera anima mia. Il prezioso sangue che tramandava dalle cicatrici veniva a bagnare la povera anima mia, particolarmente in cinque parti, che non so dire se per pruificare i sentimenti del mio corpo, ovvero per dare cinque disposizioni allo spirito, che sono necessarie per ricevere con qualche degnazione la particolare unione.

 

Mio Dio, e come potrò manifestare le grazie grandi che vi degnate di fare alla povera anima mia! Senza sentenziarmi per temeraria, ardita, presuntuosa, se sappiamo che i santi apostoli non gli fu permesso di vedervi salire al cielo il giorno della vostra gloriosa ascensione; come mai sarà possibile che vi sia creatura che possa da sé immaginare cosa così grande! O questo può essere per un favore particolare di Dio, oppure da illusione diabolica, unita alla superbia più sopraffina che si sia mai veduta o trovata.

Proseguo dunque, con somma mia confusione fui invitata a viepiù inoltrarmi per fino a penetrare l’unione dell’umanità santissima di Gesù Cristo con la sua divinità. È cosa veramente impenetrabile, incomprensibile, è cosa veramente da fare stupire gli intelletti più sublimi, più intelligenti! E come dunque io ardirò parlare, che sono la creatura più miserabile che abita la terra! Padre mio, le basti sapere quanto le dissi a voce sul fatto riferito, mentre mi si rende impossibile poterlo spiegare.

 




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