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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA – LE NOZZE MISTICHE (Dal 1813 al 1819)
    • 12 – TRA LE BRACCIA DEL MIO DILETTO
      • 3. Dio mi ama da Dio
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3. Dio mi ama da Dio

 

«Vieni», sentivo nuovamente dirmi, «vieni, senza timore.Il mio cuore non è augusto, ma grande spazioso».

A queste parole sono stata propriamente inviscerata con il mio Dio, perfino a palpare con il mio spirito il cuore di Dio. Tramandava questo amoroso cuore prezioso liquore, e con questo restava bagnata la povera anima mia.

Che contento fu il mio, allorquando penetrando con gli sguardi della mia mente nel cuore divino, conobbi per evidenza che Dio mi ama da Dio, e che non cesserà mai di amarmi con amore indeficiente; quivi contemplai le tenerezze estreme, e i prodigi meravigliosi del suo passato, presente e futuro amore, quivi conobbii che Dio sarà sempre felice e beato, ma di più, sarà sempre amatore amorosissimo di me e del mio bene, conobbi che meraviglia sia mai quella che Dio collochi fuori di sé medesimo l’infinito suo amore. A queste nobili cognizioni restavo fuor di modo meravigliata, e andavo tra me dicendo: «Eppure è vero che Dio possiede entro se stesso ogni bene. In Dio risplende pure tutto l’amabile. Come dunque lo stesso Dio ha potuto uscire fuori di sé ed amare un bene così infelice come sono io. Oh prodigio di bontà», così esclamò il mio spirito, «o miracolo di carità! Ha voluto questo infinito amante rivolgere verso di me l’immensa sua carità, che poteva unicamente compiacersi negli abissi dell’infinita sua perfezione. Posso ben io fare per il mio Dio quanto è in mio potere, posso amarlo con tutto il cuore, con tutte le forze, ma non potrò giammai contraccambiargli l’amore che mi porta».

A queste riflessioni viepiù crescevano di sé la povera Givoanna Felice. Ri eveuto che ebbi la santa Comunione, chiesi in grazia al Signore di non mai dividermi da lui, per qualunque cosa del mondo; mentre mi protestavo di patire tutti i mali che possono patirsi, non solo in questa vita, ma eziandio nell’altra vita, piuttosto che soffrire la pena di essere per un solo momento divisa da lui. Questo buon Signore, per darmi una certezza di quanto caldamente lo avevo pregato, perché non potessi più temere di potermi dividere da lui, per parte di intelligenza mi fece conoscere che la povera anima mia è unita a lui assai più di quello che vigoroso albero sia unito a fruttuoso insito, quando i verdeggianti rami verso il cielo si distendono, quando prezioso umore le viene somministrato dalla vigorosa pianta, belli e preziosi sono i frutti di cui questi rami si caricano. invero mi pare che questi frutti si devono alla vigorosa pianta, che dalle sue radici tramanda il prezioso umore, e non ai rami che li possiedono.

Padre, in grazia, mi dica quale unione trova in questa similitudine, più non si distingue, i rami sono divenuti una stessa cosa con questa nobile pianta; per parte del benefico influsso, che piacevolmente le somministra dalle sue preziose radici. In simile guisa vedevo la povera anima mia unita a Gesù Cristo, vero albero di vita eterna.

«Figlia», mi sentivo dire, «non puoi dubitare di essere a me unita. Guarda i preziosi frutti che pendono da questi rami, sono prodotti della mia grazia». Ricusai di guardare, perché dubitavo, per parte della mia cattiva corrispondenza di vedere un fracidume. «Dispensatemi, Signor mio, di guardare», diceva la povera anima mia, «lasciate che mi nasconda nel mio nulla. Lasciate che mi confonda nella mia scelleraggine». Ma questo buon Signore tornava di nuovo a pronunziare i suoi amorosi accenti: «Figlia diletta, mira i mirabili effetti che produce in te la grazia mia».

Per compiacere il mio Dio, do uno sguardo a quella pianta, e fui sorpresa da sommo stupore nel vedere cosa così rara da me mai più veduta. Piena di ammirazione presi a lodare la Triade Sacrosanta e i suoi divini attributi.

Venivano le tre potenze dell’anima mia simboleggiate da questi tre rami uniti a questo nobilissimo albero di vita eterna. Vedevo dunque questi tre rami che si distendevano veso il cielo, ogni ramo portava diversità di frutti, tanto belli che non posso paragonarli a veruno dei nostri. I verdeggianti rami in tre diverse parti si distendevano, cioè i rami avevano la loro particolare tendenza: uno si distendeva alla parte dell’Oriente, l’altro dall’Occidente, e il terzo dal Settentrione.

 




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