«Vieni», sentivo nuovamente dirmi, «vieni,
senza timore.Il mio cuore non è augusto, ma grande spazioso».
A queste parole sono stata propriamente inviscerata con il mio Dio, perfino
a palpare con il mio spirito il cuore di Dio. Tramandava questo amoroso cuore
prezioso liquore, e con questo restava bagnata la povera anima mia.
Che contento fu il mio, allorquando penetrando con gli sguardi della mia
mente nel cuore divino, conobbi per evidenza che Dio mi ama da Dio, e che non
cesserà mai di amarmi con amore indeficiente; quivi contemplai le tenerezze
estreme, e i prodigi meravigliosi del suo passato, presente e futuro amore,
quivi conobbii che Dio sarà sempre felice e beato, ma di più, sarà sempre
amatore amorosissimo di me e del mio bene, conobbi che meraviglia sia mai
quella che Dio collochi fuori di sé medesimo l’infinito suo amore. A queste
nobili cognizioni restavo fuor di modo meravigliata, e andavo tra me dicendo:
«Eppure è vero che Dio possiede entro se stesso ogni bene. In Dio risplende
pure tutto l’amabile. Come dunque lo stesso Dio ha potuto uscire fuori di sé ed
amare un bene così infelice come sono io. Oh prodigio di bontà», così esclamò
il mio spirito, «o miracolo di carità! Ha voluto questo infinito amante
rivolgere verso di me l’immensa sua carità, che poteva unicamente compiacersi
negli abissi dell’infinita sua perfezione. Posso ben io fare per il mio Dio
quanto è in mio potere, posso amarlo con tutto il cuore, con tutte le forze, ma
non potrò giammai contraccambiargli l’amore che mi porta».
A queste riflessioni viepiù crescevano di sé la povera Givoanna Felice. Ri
eveuto che ebbi la santa Comunione, chiesi in grazia al Signore di non mai
dividermi da lui, per qualunque cosa del mondo; mentre mi protestavo di patire
tutti i mali che possono patirsi, non solo in questa vita, ma eziandio
nell’altra vita, piuttosto che soffrire la pena di essere per un solo momento
divisa da lui. Questo buon Signore, per darmi una certezza di quanto caldamente
lo avevo pregato, perché non potessi più temere di potermi dividere da lui, per
parte di intelligenza mi fece conoscere che la povera anima mia è unita a lui
assai più di quello che vigoroso albero sia unito a fruttuoso insito, quando i
verdeggianti rami verso il cielo si distendono, quando prezioso umore le viene
somministrato dalla vigorosa pianta, belli e preziosi sono i frutti di cui
questi rami si caricano. invero mi pare che questi frutti si devono alla
vigorosa pianta, che dalle sue radici tramanda il prezioso umore, e non ai rami
che li possiedono.
Padre, in grazia, mi dica quale unione trova in questa similitudine, più
non si distingue, i rami sono divenuti una stessa cosa con questa nobile
pianta; per parte del benefico influsso, che piacevolmente le somministra dalle
sue preziose radici. In simile guisa vedevo la povera anima mia unita a Gesù
Cristo, vero albero di vita eterna.
«Figlia», mi sentivo dire, «non puoi dubitare di essere a me unita. Guarda
i preziosi frutti che pendono da questi rami, sono prodotti della mia grazia».
Ricusai di guardare, perché dubitavo, per parte della mia cattiva
corrispondenza di vedere un fracidume. «Dispensatemi, Signor mio, di guardare»,
diceva la povera anima mia, «lasciate che mi nasconda nel mio nulla. Lasciate
che mi confonda nella mia scelleraggine». Ma questo buon Signore tornava di
nuovo a pronunziare i suoi amorosi accenti: «Figlia diletta, mira i mirabili
effetti che produce in te la grazia mia».
Per compiacere il mio Dio, do uno sguardo a quella pianta, e fui sorpresa
da sommo stupore nel vedere cosa così rara da me mai più veduta. Piena di
ammirazione presi a lodare la Triade Sacrosanta e i suoi divini attributi.
Venivano le tre potenze dell’anima mia simboleggiate da questi tre rami
uniti a questo nobilissimo albero di vita eterna. Vedevo dunque questi tre rami
che si distendevano veso il cielo, ogni ramo portava diversità di frutti, tanto
belli che non posso paragonarli a veruno dei nostri. I verdeggianti rami in tre
diverse parti si distendevano, cioè i rami avevano la loro particolare
tendenza: uno si distendeva alla parte dell’Oriente, l’altro dall’Occidente, e
il terzo dal Settentrione.
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