Il dì 15 giugno 1814, la povera Giovanna
Felice racconta di sé come provai un desiderio grande di ricevere la santa
Comunione, si slanciava con violenza lo spirito verso il Signore, il Signore
verso di me volgeva gli amorosi suoi sguardi, e prendendo una certa particolare
compiacenza, per parte di dolce attrazione venne a rapirmi lo spirito.
Sperimentai nel cuore gli effetti più vivi della forza di un Dio amante, mi
unii dolcemente a lui; tre gradi di perfezione mi donò in questa unione, riguardanti
le tre virtù teologali; per mezzo di queste tre virtù, infusemi in grado
soprannaturale, si rese abile la povera anima di fare cose molto grandi, e di
sommo onore a Dio.
La fede mi fece conoscere cose molto grandi di Dio, che io non so spiegare;
la speranza mi faceva sperare con ogni certezza il possesso del sommo bene; la
carità mi faceva amare Dio con tutta la forza, con tutta l’ampiezza del mio
povero cuore; non so spiegare di più. Questo favore dispose la povera anima mia
a nuove grazie.
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