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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA – LE NOZZE MISTICHE (Dal 1813 al 1819)
    • 14 – LE NOZZE CON CRISTO
      • 5. La sublime unione
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5. La sublime unione

 

Il 14 giugno, la povera Giovanna Felice così racconta di sé. Fui favorita per speciale favore del santo precursore Giovanni, e condotta fui in luogo molto elevato, dove mi si diede a vedere in modo speciale Dio; fui sublimata all’alto posto di sua sposa; si degnò il medesimo Dio di stringere con la povera anima mia la sublime unione matrimoniale. Questo si fece per mezzo di una chiarissima luce che venne a penetrarmi tutta e a comunicarmi i suoi splendori. Assai più di quello che tersissimo cristallo esposto al sole sul meriggio riceve in sé non solo la sua immagine, ma ancora le sue nobilissime qualità. E se il sole fosse capace di amare, al certo non altro amerebbe che il tersissimo cristallo, e nel cristallo verrebbe ad amare se stesso e il cristallo dove meglio potrebbe trovare le sue compiacenze se non nel sole, di cui ne scolpisce l’immagine in se stesso e gli partecipa delle sue nobilissime prerogative? Invero che mira uno specchio investito dal sole, non dubita che quello sia il sole medesimo.

Con questa debole similitudine vengo a spiegare il grado di questa intima unione, che Dio degnò la povera anima mia; ma la cosa è molto più sublime, e mi pare che non si spieghi a sufficienza questa similitudine. Il mio cuore non è pago, chiedo in carità a vostra paternità di insegnarmi il modo con cui potermi spiegare. In questo sublime luogo mi ci condussero i santi Giovanni Battista ed Evangelista, questa unione si fece in luogo a loro appartenente, di questo luogo loro sono abitatori e custodi, apporta loro sommo onore, l’abitare questo luogo li distingue come personaggi di gran merito.

Molto onore fu per l’anima mia povera la speciale protezione di questi nobilissimi personaggi. Le schiere angeliche ed altri santi, che spettatori furono di questo gran favore, tutti lodavano e benedicevano il sommo Dio, pieni di ammirazione per vedermi tanto inoltrata, anzi per meglio dire tanto unita a un Dio di infinita maestà, che più non mi distinguevo, tanto ero unita a lui.

 

 




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