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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA – LE NOZZE MISTICHE (Dal 1813 al 1819)
    • 14 – LE NOZZE CON CRISTO
      • 7. Crocifissione mistica
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7. Crocifissione mistica

 

Il 5 luglio 1814 nella santa Comunione, la povera Giovanna Felice così racconta di sé. Ero tutta intenta a piangere le mie colpe, pensando quanto disonore, quanto disgusto abbia recato alla bontà di Dio il mio spergiuro, gliene domandavo mille volte perdono, piangendo amaramente, ero trapassata dal dolore, e quasi come morta mi abbandonai in braccio al dolore. In questo tempo che il mio spirito era come morto, fui inchiodata da mano invisibile sopra una croce. Mi spiego, non il corpo, ma lo spirito fu crocifisso misticamente, che è quanto dire furono in me crocifissi cinque proprie inclinazioni, ossia cinque movimenti di propria volontà, che devono essere in noi crocifissi per potersi sollevare a Dio, e penetrare, per mezzo di una certa agilità, le divine perfezioni; e per mezzo di queste cognizioni resta infiammata la volontà dalla perfetta carità.

Quando fui un poco rinvenuta, mi trovai vestita da Terziaria Trinitaria, crocifissa sopra la croce, mi erano manifestati i desideri del mio Dio, per parte di intima intelligenza, per parte di intima cognizione conoscevo i suoi desideri, i suoi affetti, la sua volontà; sicché, in occulto silenzio, si intendevamo assai più di quello che intendersi si possono eloquenti parole. Mi servirò delle parole per spiegare in qualche maniera i sentimenti.

Dopo fatiche e stenti, per la continua molestia che mi il nemico tentatore, che mi vorrebbe impedire l’obbedire il mio confessore, che assolutamente mi comanda che scriva quanto passa nel mio spirito, la notte del 10 luglio 1814 avevo diversi fogli scritti, pensai di legarli prima di consegnarli al mio direttore, per vedere se erano in buon ordine. Macché, quando sono per leggere, invece di leggere i buoni sentimenti che mi aveva comunicato lo Spirito del Signore, leggo cose contro la fede. Oh Dio, qual pena provai: «E come va», dicevo, «ho creduto di scrivere cose che rendessero onore e gloria al mio Dio, e invece leggo cose che molto disonorano Dio».

Nel tempo che ero così perplessa per la diversità degli scritti, sentivo all’orecchio tanti urlacci di molte voci che mi confondevano, sentivo certi fischiacci, come quando la plebe disapprova pubblicamente qualche azione, che fanno urli, fischi per disapprovare, così fece il maligno tentatore, mi aveva quasi sovvertita, poco mancò che non strappassi in minutissimi pezzi i fogli scritti. Giudicai il mio padre imprudente e indiscreto, trovandomi in questa situazione angusta pensai di leggere in tempo più opportuno i suddetti scritti, piangendo mi rivolsi a Dio.

 




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