Il dì 20 luglio 1814 nella santa Comunione
sortii da quel luogo di sicurezza, il mio Dio mi diede a conoscere da qual
pericolo mi aveva liberata. Dopo averlo ringraziato infinitamente del favore
ricevuto. Dichiari che pericolo fu.
Mi fece intendere che dovevo intraprendere un viaggio, il quale mi avrebbe
condotto ad un grado di unine molto segnalata, molto particolare; a questo
oggetto si degnò darmi per condottieri in questo viaggio il glorioso san
Giovanni Battista e il santo Giovanni Evangelista. Mi è stato significato
ancora che questo viaggio contiene tre gradi di unione, alla quale l’anima mia
è chiamata da Dio, se pure con la mia cattiva corrispondenza non impedisco lo
spirito del Signore, che mi vuole condurre ad una perfezione molto elevata.
Il dì 21 luglio da quale afflizione di spirito fui assalita, quale insolita
oscurità di intelletto, quale smarrimento prova il mio cuore! è molto maggiore la pena mia di quello
che provar possa pellegrino smarrito in folta selva, in solitario deserto.
I santi condottieri più non si vedono. Sola, tremante per l’orrore e per il
timore di non essere assalita dalle fiere e dai mostri abitatori di questo
luogo, mi volgevo tutta tremante al mio angelo custode: «O mio caro custode, a
voi ricorro, additatemi il retto sentiero, dov’è il mio Signore? più non lo
trovo in me. Mio Dio, Dio mio, dove siete? Fatevi per un sol momento vedere da
me, e per avere il piacere di vedervi un sol momento sono pronta di patire ogni
qualunque pena».
In queste e simili esclamazioni si tratteneva il mio spirito, ma tutto
indarno, mentre invece il mio Dio di manifestarsi alla desolata anima mia più
si nascondeva; sicché dal giorno 21 fino al giorno 24 soffrii questa gravissima
pena.
Il dì 24 luglio nella santa Comunione, nello stesso mese di luglio racconta
di sé la povera Giovanna Felice, sperimentai gli effetti più vivi di
contrizione, per mezzo di interna luce conoscevo quanto disonore abbia dato al
mio Dio, con tanti peccati. A questa cognizione provavo un dolore tanto
eccessivo di avere offeso il mio Dio, che desideravo di morire di puro dolore,
sentivo mancarmi la vita, mi pareva veramente di morire, e morta sicuramente
sarei, se il mio Dio non fosse tornato a darmi la vita.
Vorrei spiegare gli effetti che mi fece sperimentare questa contrizione, ma
mi si rende veramente impossibile; questa è una grazia soprannaturale che Dio
dona all’anima per disporla a ricevere nuove grazie.
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