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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA – LE NOZZE MISTICHE (Dal 1813 al 1819)
    • 15 – TRASFORMATA IN UN SERAFINO D’AMORE
      • 4. Lasciami morire d’amore
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4. Lasciami morire d’amore

 

Il 30 luglio, nella santa Comunione, proseguiva la povera anima mia il suo viaggio, come si disse di sopra, nel camminare che facevo, trovai un piccolo recinto, dove mi fermai a prendere un poco di riposo. Osservai questo luogo, lo trovai molto adatto per ricevere il mio caro Gesù Sacramentato. Il luogo era umile ed abietto, ma molto pulito e proprio; era circondato di forte muraglia, non aveva altra apertura che la sola porta, e questa era piccola e di forte metallo. Andavo dicendo tra me: «Se si degna di venire l’amato mio bene in questo luogo, io chiuderò velocemente la porta, e così avrò il piacere di possederlo perpetuamente. Non potrà più fuggire, lo necessiterò di trattenersi con me. E di dove potrà sortire, se non vi è la minima fessura in queste forti muraglie? La sola porta è questa. farò ben guardare dai santi Angeli che sogliono favorirmi nei miei bisogni». Così andavo ragionando con santa semplicità, senza offendere l’infinita potenza di Dio.

 

Mi accosto dunque a ricevere la santa Comunione. Si degna l’amato mio bene di entrare nel luogo accennato. Oh, qual contento provò il mio cuore! Con quanta sollecitudine chiusi la porta! Pregai caldamente il mio Angelo custode e i santi Angeli che sogliono favorirmi, acciò custodissero la porta. Assicurata che ebbi la porta, mi rivolgo, tutta allegra e contenta gli dico: «Gesù mio, siete mio prigioniero, ma prigioniero di amore! Oh, quanto mai è contento il mio cuore di possedervi! Ah, Gesù mio, ditemi quanto mi amate voi? io vi amo assai assai. E per dimostrarvi il mio amore, lasciatemi morire di amore ai vostri santissimi piedi. Degnatevi di ricevere l’offerta della cosa più preziosa che abbia ricevuto da voi. Vi offro l’anima e il corpo, fate di me ciò che vi piace. Se è di onore e gloria vostra l’annientarmi, annientatemi pure che sono contenta».

Molto gradì l’amato Signore l’offerta, mi mostrò strumento molto atto a farmi morire; volevo morire ai suoi piedi, desideravo che di sua propria mano mi avesse ferita, ma non mi degnò di colpirmi, ma mi fece intendere che di propria mano devo colpire il mio spirito e farlo morire per vivere tutta a lui.

 




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