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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA – LE NOZZE MISTICHE (Dal 1813 al 1819)
    • 15 – TRASFORMATA IN UN SERAFINO D’AMORE
      • 5. Un serafino d’amore
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5. Un serafino d’amore

 

Dal giorno 29 fino al 31 del suddetto mese mi sono trattenuta in questo luogo in frequenti atti di fede, speranza e carità, di desiderio di possedere il mio Dio. L’umiltà, la propria cognizione che mi ha compartito il mio Signore è stata molto segnalata, di maniera tale che, sebbene mi fosse apparso un Angelo a dirmi che vi era un’anima più inferiore di me, non lo avrei creduto, perché chiarissimamente conoscevo di essere la più miserabile tra tutte le creature che abitano la terra. Ogni giorno più crescevano in me questi sentimenti umili ed abietti; in queto modo andava purificandosi la povera anima mia, per mezzo di questi sentimenti andava disponendosi per entrare in quel primo tabernacolo, come si disse di sopra.

 

Il 31 luglio 1814 la povera anima mia fu invitata ad entrare nel primo tabernacolo; ma prima fui purificata nei meriti di Gesù. Mi vedo a questo oggetto sotto la figura di bella colomba, e il mio Dio lo vedevo sotto la figura di fonte di acqua viva. Fui invitata a bagnarmi in quelle preziose acque, vado e mi immergo. Oh, qual gioia, oh, qual gaudio inondava il mio cuore! Sentivo propriamente purificarmi, quando ad un tratto una luce chiarissima mi venne a percuotere, e con gli influssi del suo calore mi fece morire. Eccomi dunque già estinta, quando da benefico vento mi è stata ridonata la vita. Questo prodigioso soffio mi ha trasmutata quasi in un serafino di amore. Per mezzo di questa trasmutazione sono stata fatta degna di entrare in quel magnifico tabernacolo.

Mi vedevo vestita da Terziaria Santissimae Trinitatis, circondata da molti santi Angeli, nel mezzo dei quali vedevo il mio gran protettore e benefattore, il glorioso sant’Ignazio. Mi hanno condotto con loro in quel magnifico tabernacolo, sono stata ricevuta dai santi patriarchi Felice e Giovanni de Matha, e da molti altri santi. Padre mio, e come proseguirò, se mi manca la maniera di spiegare la grandezza, la magnificenza, la pompa con cui Dio ha ricevuto la povera anima mia? è veramente impossibile poterlo ridire.

Per obbedire, pure qualche cosa dirò. Quattro sono stati i segnali che mi sono stati donati, e questi sono: prezioso cingolo mi è stato cinto ai fianchi, ricco e prezioso manipolo mi è stato posto al braccio destro, candido amitto mi è stato posto sopra le spalle, sono stata ammantata da prezioso e ricco manto. Questo mi rendeva preziosa al cospetto dell’Altissimo. Sono stata introdotta in questo tabernacolo con somma festa e pompa; sono stata tanto inoltrata, che sono perfino arrivata al talamo del mio Signore. Qual santità, qual purità, di quale amore mi ha degnato il mio buon Dio in questa unione, non posso spiegarlo.

 




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