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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA – LE NOZZE MISTICHE (Dal 1813 al 1819)
    • 16 – DIO HA VIBRATO VERSO DI ME UN DARDO AMOROSO
      • 3. Minacce del tentatore e dei parenti
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3. Minacce del tentatore e dei parenti

 

Il 19, 20 e 21 agosto 1814 ho dovuto molto soffrire la povera Giovanna Felice dal tentatore e dai parenti, istigati da costui. Molte sono le minacce che mi fa il nemico tentatore, perché vorrebbe che retrocedessi dal cammino intrapreso. Più volte mi ha mostrato la gran difficoltà di reggere e sostenere due stati. «È impossibile», mi va dicendo, «che possa unire gli obblighi del matrimonio con gli obblighi che scioccamente e volontariamente hai contratto con Dio! In punto di morte ti troverai di non avere a niente adempiuto. Sopra di te è scesa la maledizione di Dio! Hai tempo a fare! le funeste conseguenze che ne sono venute per il tuo spergiuro non le puoi rimediare neppure con la tua vita!».

A queste forti suggestioni non so che rispondere, mi umilio, mi anniento, mi volgo verso il mio Dio, da me tanto offeso, e piangendo amaramente lo chiamo in aiuto. Nel vedere il nemico che la povera anima mia, con la grazia di Dio, trova la maniera di umiliarsi, e con fiducia ricorre al suo Dio, fugge precipitosamente, e così il mio spirito restò nella pace del Signore.

In questa calma, ovvero sopimento che mi donò la grazia del medesimo Dio, domandai se fosse vero che maledetta da Dio fosse la povera anima mia. Fui assicurata che era grata al Signore la mia condotta, che con la sua grazia avevo intrapreso; e che «questa un giorno servirà per confondere tante madri, che non avranno adempiuto ai loro doveri, servirà di molto rossore a tante vergini, che, invece di corrispondere con fedeltà a quanto avevano professato, hanno vissuto alla libera, di sommo rimprovero sarà alle vedove la tua condotta, o mia diletta figlia, in questa maniera resterò glorificato nella mia opera».

 

Dal 22 agosto fino al 26 ho sofferto gravissime desolazioni di spirito, un abbandono molto penoso, una mestizia, una tetraggine. Diverse volte mi sono trovata in potere del demonio, priva di ogni aiuto, mi vedevo straziare da Gesù senza potermi liberare. Mi straziava, mi maltrattava assai più di quello che un cane mastino strazi e strappi, laceri uno straccio, quando sopraffatto dalla rabbia, morde rabbiosamente un panno e lo fa in minutissimi pezzi, così fa con me il demonio, mi maltratta, mi strazia in guisa tale che non mi è possibile poterlo ridire.

 




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