Il dì 27 agosto 1814 nella santa
Comunione, racconta di sé la povera Giovanna Felice. Sono stata condotta in
piccolo recinto, dove la povera anima mia ha preso un poco di riposo, per poi
poter con più lena proseguire il suo viaggio verso il secondo tabernacolo del
Signore. In questo piccolo recinto mi ci ha condotto loSpirito del Signore.
Questo è un luogo circondato da forte muraglia, non c’è porta né tetto, le mura
altissime e impenetrabili per esser di pietra bellissima.
In questo luogo tutto spira raccoglimento e devozione, in questa solitudine
vuole Dio che mi trattenga in frequento orazioni. L’anima mia in questo luogo
viene ammaestrata da Dio medesimo in cose riguardanti il suo infinito amore. Mi
somministra fortezza e coraggio nel patire per suo amore, assicurandomi del suo
speciale aiuto in tutti i miei bisogni. Mi sono trattenuta in questo luogo
circa 24 ore, e poi ho proseguito il suddetto viaggio. Oh, quanto mai è
disastrosa la strada! oh, da quanti affanni è assalita la povera anima mia! oh,
mio unico conforto mio, aiutatemi!
Il giorno 28 agosto è stato molto afflittivo, per la gravissima desolazióne
di spirito.
Il dì 29 agosto, nella santa Comunione, fui confortata da superna luce, nel
mezzo della quale vidi il mio Signore, che mi confortava, e amorosamente mi
fece riposare nelle sue braccia. Preso breve ma dolce riposo nelle sue amorose
braccia, mi additò una strada tutta intralciata di foltissime spine, che
essendosi unite da una parte e dall’altra, avevano formato in questa strada un
folto spineto, di maniera tale che non si vedeva più né cielo, né terra, ma
tutte spine.
Il mio spirito, nel vedere strada sì tetra e spinosa, ne concepì sommo
orrore, ma il Signore mi promise la sua speciale assistenza. La sua promessa
incoraggiò il mio spirito. Osservai una cosa che molto mi consolò, ed è che
questa strada era stretta, ma non aveva altra strada di poter deviare, perché
la mia sollecitudine non è il timore del patire, ma si è il timore di deviare
dal retto sentiero.
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