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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA – LE NOZZE MISTICHE (Dal 1813 al 1819)
    • 16 – DIO HA VIBRATO VERSO DI ME UN DARDO AMOROSO
      • 4. Ammaestrata da Dio
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4. Ammaestrata da Dio

 

Il 27 agosto 1814 nella santa Comunione, racconta di sé la povera Giovanna Felice. Sono stata condotta in piccolo recinto, dove la povera anima mia ha preso un poco di riposo, per poi poter con più lena proseguire il suo viaggio verso il secondo tabernacolo del Signore. In questo piccolo recinto mi ci ha condotto loSpirito del Signore. Questo è un luogo circondato da forte muraglia, non c’è portatetto, le mura altissime e impenetrabili per esser di pietra bellissima.

In questo luogo tutto spira raccoglimento e devozione, in questa solitudine vuole Dio che mi trattenga in frequento orazioni. L’anima mia in questo luogo viene ammaestrata da Dio medesimo in cose riguardanti il suo infinito amore. Mi somministra fortezza e coraggio nel patire per suo amore, assicurandomi del suo speciale aiuto in tutti i miei bisogni. Mi sono trattenuta in questo luogo circa 24 ore, e poi ho proseguito il suddetto viaggio. Oh, quanto mai è disastrosa la strada! oh, da quanti affanni è assalita la povera anima mia! oh, mio unico conforto mio, aiutatemi!

 

Il giorno 28 agosto è stato molto afflittivo, per la gravissima desolazióne di spirito.

 

Il 29 agosto, nella santa Comunione, fui confortata da superna luce, nel mezzo della quale vidi il mio Signore, che mi confortava, e amorosamente mi fece riposare nelle sue braccia. Preso breve ma dolce riposo nelle sue amorose braccia, mi additò una strada tutta intralciata di foltissime spine, che essendosi unite da una parte e dall’altra, avevano formato in questa strada un folto spineto, di maniera tale che non si vedeva più né cielo, né terra, ma tutte spine.

Il mio spirito, nel vedere stradatetra e spinosa, ne concepì sommo orrore, ma il Signore mi promise la sua speciale assistenza. La sua promessa incoraggiò il mio spirito. Osservai una cosa che molto mi consolò, ed è che questa strada era stretta, ma non aveva altra strada di poter deviare, perché la mia sollecitudine non è il timore del patire, ma si è il timore di deviare dal retto sentiero.

 




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