Il giorno 11 settembre 1814 dopo pranzo mi
trattenevo avanti al santissimo sacramento, quando ad un tratto, si è raccolto
il mio spirito, eccomi sono trovata per la strada spinosa, come si è detto di
sopra, appoggiato vedevo il mio spirito al misterioso bastone, che camminava,
quando mi sono avveduta che dovevo passare rapido torrente di spumacciose
acque, che, agiato dall’impetuoso corso, faceva prova di annegarmi.
Nel vedermi in pericolo così eminente, mi sono raccomandata al mio Signore;
sono stata al momento esaudita per mezzo dunque del misterioso bastone, che ha
l’attività di ingrandirsi e distendersi a suo talento, ai piedi di questo è
apparso piccolo sgabello, dove sono salita, e così sono restata salva
dall’impetuoso torrente. Piena di gratitudine e di affetto, ringraziai il
misterioso bastone, che per liberarmi dall’imminente pericolo si fosse degnato
di somministrarmi mezzo così efficace, come era il piccolo ma sicuro sgabello.
In questo tempo, che stavo ringraziando, mi è sopraggiunto altro pericolo, non
meno afflittivo del primo. Si è sollevato rabbioso vento, che faceva prova di
balzarmi dalle mani il bastone e dai piedi il sicuro sgabello.
Oh, quanto mai fortemente stringevo con le mani il bastone e con i piedi
procuravo di stabilirmi sopra il prezioso sgabello, porgendo calde suppliche
all’Altissimo.
Oh, portento prodigioso, il bastone si è dilatato, si è disteso, e ha
formato attorno a me piccolo recinto, che mi ha rassicurata, e dalle rapide
acque e dal rapido vento, così circondata da questo miracoloso bastone, ho
riposato sicura. In questa quiete, si è degnato il mio Dio manifestarmi i
tratti misericordiosi della sua infinita carità verso la povera anima mia. Così
coperta e circondata per liberarmi dalla potestà del nemico insidiatore, e da
orrende tentazioni, mi ha degnato di questo favore per dimostrarmi l’affetto
parziale che nutre verso l’anima mia e la singolare condotta con cui va
regolando il mio spirito, mi ha dato a conoscere come mi devo portare verso di
amore così infinito, vuole che viva staccata affatto da tutto il sensibile,
viva morendo a tutto, per amor suo. Mi ha promesso di salvare le due mie
figlie, ma scioccamente io ho chiesto di più: «Desidero, mio Dio, che non vi
offendano queste due fanciulle, e questo lo chiedo per rendere onore e gloria a
voi».
«Non cercare di più», mi sono intesa rispondere, «il salvare le anime è di
sommo mio onore!». Queste parole mi hanno cagionato sommo dolore di avere
oltraggiato Dio con il nefando spergiuro. Oh, non ti avessi mai offeso, bontà
infinita! Mi fu di sommo orrore il ricordarmi di avere offeso un Dio tanto
buono, che dalla pena credevo di morire soffocata dal pianto e dal dolore,
quando mi è stato manifestato come le mie colpe non avevano apportato alcun
documento a Dio, per essere quel Dio che è; ma che la mia condotta servirà per
confondere tante vergini, che nei sacri chiostri, lontane dai pericoli, non
seppero mantenere quanto promesso avevano nei santi voti.
«Io mostrerò loro l’anima tua, in mezzo a gravissimi pericoli con la mia
grazia sapesti mantenere il voto di castità, rimprovero sarà alle vedove, che
libere restarono dal vincolo del matrimonio, non seppero approfittarsi di
merito così grande. Cosa dovranno soffrire di rossore e di confusione quelle
madri che non per me, ma per il demonio educarono la loro prole! ». In questi e
simili termini andava manifestandomi Dio le sue misericordie.
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