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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA – LE NOZZE MISTICHE (Dal 1813 al 1819)
    • 17 – UN MISTERIOSO BASTONE
      • 8. Il Signore mi invita al suo talamo
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8. Il Signore mi invita al suo talamo

 

Il 28 settembre 1814 fui sopraffatta da un dolce sonno. Dopo breve riposo mi destai dalla dolce armonia che si udiva da ogni intorno. Tra questi armoniosi suoni, si udiva voce dolcissima, che replicatamente mi invitava; questa era la voce del mio Signore, che trasportato dall’infinita sua carità, mi invitava al suo talamo.

A questi amorosi inviti, la povera anima mia si confondeva in se stessa, e piangendo dirottamente per la umiliazione che mi apportava il favore di Dio, riconoscendomi affatto indegna, sentivo intanto un amore grande verso il mio Signore. La gratitudine mi struggeva, l’amore mi accendeva di affetti santi verso il liberalissimo donatore, mentre la povera anima mia stava struggendosi di amore, mi fu comunicata una dolcezza celestiale, che mi teneva alienata dai sensi, quando ho veduto apparire il glorioso san Michele arcangelo, sfolgoreggiante di chiarissima luce; mi faceva coraggio di inoltrarmi viepiù. Lui stesso, accompagnato da moltitudine di Angeli, si è degnato di accompagnarmi al talamo del mio Signore.

Immensi applausi, infiniti onori ricevetti da quei cortigiani celesti, ma segnatamente dal glorioso san Michele. Questo inclito principe, per la sua umiltà, reputava per favore il potermi presentare all’Altissimo. A queste cognizioni chiarissime la povera anima mia si umiliava profondamente e ne rendeva a Dio l’onore, la gloria, annientando se stessa nel proprio nulla tutta tutta si rallegrava nel suo Signore.

Intanto mi andavo inoltrando verso l’infinito essere di Dio, accompagnata da immenso stuolo di spiriti celesti, come si è detto di sopra. Quando siamo vicini a quella immensità, sono stata sopraffatta da nuova luce, che mi ha internata in un caos di luce infinita. Ho perduto a questa ogni idea sensibile, sono stata per pochi minuti assorbita da quella immensa luce. Quando mi sono destata da questo sopimento, si udivano armoniose voci, che cantavano: «Quis ascendet in montem Domini, aut quis stabit in loco sancto eius, innocens manibus et mundo corde», con quel che segue del Salmo, fino al Gloria.

Non è spiegabile il gaudio che ho sperimentato, la fiamma della carità che mi ha comunicato il mio Signore. In questa unione mi ha promesso di esaudire le mie povere preghiere, e di beneficare tutte le persone che mi beneficano, e tutte quelle che mi beneficheranno per il tempo a venire: tutti saranno benedetti eternamente.

 




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