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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA – LE NOZZE MISTICHE (Dal 1813 al 1819)
    • 18 – VITTIMA PER LA SANTA CHIESA
      • 5. Le calamità della Chiesa
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5. Le calamità della Chiesa

 

Per persuadermi, si è degnato mostrarmi le calamità della suddetta. Per la seconda volta sono tornata a vedere il fabbricato rovinoso, sono stata condotta dentro di questo, e mi sono stati mostrati gli sconcerti che nella Chiesa succedono. Mio Dio! cosa dirò? non è possibile di crederlo!

Vidi come gli indegni prevalgano la giustizia con tanto disonore di Dio! Vidi l’oppressione dei poveri! Vidi i sacrilegi che si commettono da tanti ministri di Dio! Vidi l’ingordigia di questi, l’attacco che hanno ai beni transitori, la dimenticanza del vero culto di Dio! Vidi il bene apparente, fatto per fini indiretti! Che delitti sono mai questi non si possono comprendere.

A queste cognizioni mi inorridii, e quasi dubitando che Dio fosse per subissare il mondo, tremavo da capo a piedi. Fui poi condotta a vedere il santuario, e, per il rispetto del culto di Dio, mi fu comandato di entrare in questo, a piedi scalzi. Mi fu mostrata la cattiva amministrazione dei santuari. Vidi il gran disonore che riceve Dio dai cattivi sacerdoti. Fui poi condotta per mezzo di una scala in luogo molto eminente, dove mi si diede a vedere il giusto sdegno di Dio, irritato contro di noi, poveri peccatori.

Non ho termini di spiegare a sufficienza cosa tanto terribile e spaventosa. Cercavo per il timore di nascondermi nelle viscere della terra, mi pareva che in quel momento Dio volesse subissare il mondo. Macché! il nostro amoroso fratello Gesù Cristo si è fatto avvocato per noi, presso il suo celeste Padre. Mi fece l’amoroso Signore intendere che mi fossi a lui unita e offerta mi fossi al suo divin Padre, per così placare il suo sdegno, ma il divin Padre non mi voleva ricevere. Gesù Cristo Signore nostro ha posto sopra di me i preziosi suoi meriti, e al momento sono stata rivestita di splendidissima luce e sono divenuta assai più bella del sole, e in questa maniera sono stata ricevuta dal divin Padre, ad istanza delle valevolissime preghiere di Gesù Cristo si è placato lo sdegno di Dio Padre, e si è degnato sospendere il tremendo castigo e dare spazio di penitenza a noi poveri peccatori. Ma il tempo che ha determinato di aspettare a penitenza è breve. Ah, potessi con il mio sangue convertire tutto il mondo! perché nessuno perisse, quanto lo spargerei volentieri, a costo di ogni gran pena! Tutta piena di fiducia nei meriti di Gesù Cristo, mi offrivo a Dio di patire ogni pena, risoluta di morire per compiacere il mio Signore, e per vantaggio dei peccatori, fratelli miei, e per vantaggio della nostra Madre, la santa Chiesa. Molto gradì la mia povera offerta l’eterno Dio. Nel conoscere il suo gradimento, il mio spirito, annientato nel suo nulla, non si poteva persuadere come fosse possibile che Dio potesse restare glorificato da sacrificio tanto misero, qual è la povera anima mia.

Il Signore mi ha fatto intendere che avessi adorato i suoi divini decreti e le sue divine disposizioni, che avessi attribuito questa nobile operazione alla sua infinita sapienza, che sa trovare la maniera di restare glorificato negli umili di cuore. Nell’intendere queste ragioni, ad imitazione della santissima Vergine Maria, la povera anima mia, piena di ossequio e di rispetto, confessò l’infinita potenza di Dio, suo Signore, e quale umile ancella a lui si offrì, acciò facesse di me quello che voleva, sempre che accordata mi fosse dal mio padre la licenza della surriferita offerta.

 




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