Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA – LE NOZZE MISTICHE (Dal 1813 al 1819)
    • 19 – DOLCE RIPOSO IN DIO
      • 3. Nell’immensità del sommo Dio
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

3. Nell’immensità del sommo Dio

 

Il 20 novembre 1814, giorno del gran patriarca san Felice di Matha, così la povera Giovanna Felice racconta di sé. Dopo breve offerta e rinnovazione dei voti, si tratteneva il mio spirito nel conoscere il suo nulla; la mia ingratitudine piangevo e con abbondanti lacrime deploravo le mie colpe, quando ad un tratto interna quiete prevenne il mio cuore e al momento dalla grave afflizione passai in una quiete molto perfetta, fui circondata da un bene che mi fece obliviare il male che conoscevo in me. Questo bene donò al mio cuore pace, tranquillità e amore verso quel bene che mi circondava; come il fuoco purifica l’oro, così questa bella luce purificò la povera anima mia. Più non appariva in me macula alcuna, ma investita dal suddetto bene, che non solo mi circondava, ma mi penetrava, mi medesimava in se stesso. Benché mi vedessibella, non per questo dimenticai di essere la creatura più vile che abita la terra; ma piena di ammirazione, rendevo onore e gloria all’eterno Dio, e ne formavo il più alto concetto, ammirando la sua infinita sapienza, che sa trovare la maniera di beneficare gli ingrati.

Piena di ammirazione lodavo l’infinito suo amore, intanto per mezzo di queste cognizioni, si accendeva la volontà di santo amore; e senza avvedermi di essermi tanto inoltrata, mi trovai negli ampi spazi dell’immensità del sommo Dio. Dai santi patriarchi Felice e Giovanni di Matha fui accompagnata in questa immensità, fui intimamente unita, fui intimamente assorbita. Padre mio, non ho termini sufficienti di spiegare in realtà graziagrande, solo Dio le può far conoscere, per mezzo di intima illustrazione, quello che io, per la mia insufficienza, non so manifestare.

 

Il 27 novembre 1814 nella santa Comunione fui sopraffatta da interna quiete. Il mio spirito godeva la presenza di Dio, senza vedere, senza operare, ma dolcemente riposavo in Dio, e in profondo silenzio amavo quanto mai creatura intellettuale può amare il suo Creatore. Non ho termini sufficienti per manifestare la profonda estasi, si degnò sollevare il mio povero spirito, quanta cognizione mi donò il mio Dio delle sue divine perfezioni! Oh, come la povera anima mia a queste cognizioni restò assorta in Dio! Oh, come si struggeva di amore verso l’infinito bene, che conosceva in Dio suo Signore! Tutto il resto della giornata fui incapace di altra riflessione. Mi trattenni più o meno immersa in quell’infinito bene, che conosciuto e goduto avevo nella santa Comunione, come si è detto di sopra.

 

Dal giorno 27 fino al giorno 30 del suddetto mese di novembre, il mio spirito ha sempre goduto una interna quiete, un profondo raccoglimento, perché la mattina nella santa Comunione il mio Dio tornava a sollevare il mio povero spirito. La interna illustrazione mi teneva tutta la giornata sopita in Dio, mio Signore.

 

Dal giorno 30 novembre 1814 fino al 4 dicembre il mio spirito l’ha passato in piangere amaramente le sue colpe, in una maniera tanto viva, che credevo di morire di dolore, al riflesso di avere offeso un Dio tanto buono. Questo dolore era accompagnato da una certa speranza in Dio; questo dolore non riguardava altro che Dio offeso, non i miei vantaggi; mentre mi protestavo, con tutta la sincerità del mio cuore, che più volentieri mi seppellirei all’inferno, piuttosto di vedermi ingrata al mio Dio.

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

IntraText® (V89) Copyright 1996-2007 EuloTech SRL