Il dì 26 gennaio 1815 Giovanna Felice
nella santa Comunione dai santi Angeli, che sono soliti favorirmi, fui condotta
in luogo sotterraneo, dove per mezzo di torce accese, che portavano nelle loro
mani, potei scolpire l’occulta persecuzione che si fa a Dio da tanti
ecclesiastici, che sotto manto di bene, perseguitano Gesù crocifisso e il suo
santo Evangelo. Li vedevo dunque come lupi arrabbiati, che macchinavano di
balzare il capo della Chiesa dal suo trono, cercavano in ogni modo di atterrare
la Chiesa cattolica; ma, come piacque a Dio, per la valevole intercessione del
patriarca sant’Ignazio, vedevo dalla nobilissima Compagnia di Gesù sorgere una
gran personaggio, ricco di virtù e di dottrina, molto insigne, dotato di
celeste eloquenza, che sosteneva le ragioni della Chiesa cattolica, unitamente
agli altri suoi compagni, molti dei quali donavano il sangue per Gesù Cristo.
A queste cognizioni la povera anima mia porgeva infocate preghiere
all’Altissimo, perché si fosse degnato di liberare la nostra Madre, la santa
Chiesa, da persecuzione tanto funesta. Quando in un baleno sono stata
trasportata a vedere il crudo scempio che è per fare la giustizia di Dio di questi
miseri; con sommo mio terrore vedevo da ogni intorno balenare i fulmini
dell’irritata giustizia.
Intanto vedevo rovinare i palazzi, le città, le intere provincie, tutto il
mondo era in scompiglio; non altro si udiva che flebili voci, che imploravano
la misericordia: il numero dei morti era incalcolabile. Fu tale e tanto lo
spavento e il timore, che perdetti ogni uso di ragione, e, annientata in me
stessa, credetti di restare estinta, per il grande orrore che ebbe il mio
spirito restò tutto il giorno affatto stordito dallo spavento, il corpo restò
gelato, come un marmo, quasi privo di ogni sensazione. Raccomandiamoci
caldamente al Signore, acciò si degni placare la sua divina giustizia, per i
meriti di Maria santissima, Vergine e Madre.
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