Il dì 7 giugno 1815, nella santa
Comunione, fui condotta in solitario luogo, dove fui notiziata delle molte
afflizioni che dovrà soffrire la nostra santa Madre, la Chiesa. Oh, quante
pene! oh, quante dovremo noi patire! Dio vuole rinnovare tutto il mondo. Questo
non si può fare senza una grande strage. Padre mio, è meglio tacere che parlare
di questo.
Il dì 7 giugno 1815, giorno del ritorno del nostro Santo Padre in Roma,
tutta la città era in grande allegria. E il mio spirito era in grande
malinconia. Mi fu dimostrato, come già dissi, le gravi afflizioni che dovrà
patire la nostra Madre, la santa Chiesa, da quelli che sotto nome di bene e di
vantaggio cercano di rovinarla, per esser questi lupi rapaci, che, sotto il
manto di agnelli, cercano la sua totale distruzione. Questi, sebbene non lo
compariscono, sono acerrimi persecutori di Gesù crocifisso e della sua sposa,
la santa Chiesa.
Mi pareva dunque di vedere tutto il mondo in scompiglio, particolarmente la
città di Roma. Conoscevo la varietà delle false opinioni che si nascondono
sotto il manto della vera religione cattolica. Conoscevo la diversità dei
partiti, i quali cospiravano gli uni contro gli altri; questi miseri si
laceravano nella fama, si vituperavano nell’onore, si ammazzavano senza pietà.
Cosa dirò poi del sacro collegio? Questi per le varie opinioni erano chi
dispersi, chi distrutti, chi spietatamente uccisi. In simile guisa e anche peggio
era trattato il clero secolare e la nobiltà. Il clero regolare poi non soffriva
la totale dispersione, ma era decimato di numero. Molti e senza numero erano
gli uomini di ogni condizione che perivano in questa strage, ma non tutti erano
riprovati. Molti erano uomini di buoni costumi, e molti altri di santa vita. Il
mondo era in gravissima desolazione; il piccolo gregge di Gesù Cristo porgeva
infuocate preghiere all’Altissimo, acciò degnato si fosse di sospendere tanta
strage e tanta rovina. Ai voti di questo piccolo numero cessava la strage per
parte degli uomini e incominciava quella per parte di Dio.
Il cielo si ammantò di nera caligine, scoppiando i fulmini più tremendi,
dove incenerivano, dove bruciavano: la terra, non meno che il cielo, era
sconvolta. I terremoti più orribili, le voragini più rovinose facevano le
ultime stragi sopra la terra. In questa guisa furono separati i buoni cattolici
dai falsi cristiani. Molti di quelli che negavano Dio lo confessavano e lo
riconoscevano per quel Dio che egli è. Tutti lo stimavano, lo adoravano, lo
amavano. Tutti osservavano la sua santa legge. Tutti i religiosi e religiose si
sistemavano nella vera osservanza delle loro regole. Il clero secolare era
l’edificazione della santa Chiesa. Nelle religioni fiorivano uomini di molta
santità e dottrina, e di vita molto austera. Tutto il mondo era in pace. Scritto per obbedienza.
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