Dal 4 luglio 1815 a tutto il dì 15 del
suddetto mese, il mio spirito se l’è passata in certe orazioni che poco ne
posso render conto, perché la povera anima mia non cercava di conoscere Dio per
mezzo di speculazioni, né per mezzo di riflessioni riguardanti le sue
perfezioni, ma subito fatta l’orazione preparatoria, in cui impiegavo un
quarto, e alle volte una buona mezz’ora, per cagione delle distrazioni, ma
subito che lo spirito poteva, per mezzo della grazia di Dio, trovare un momento
per fissare Dio, più non curava altra cognizione, ma di volo se ne andava a
Dio, e in lui riposava dolcemente, senza alcun desiderio di conoscere di più di
quello che conosceva, ma tutta abbandonata nel paterno suo seno, riposava con
somma sicurezza tra le sue braccia.
In questo tempo io non so dire cosa facessi, so bene però che l’anima mia
amava il suo Dio teneramente; testimoni dell’amore erano le dolci lacrime che
in larga copia scorrevano dai miei occhi.
Tutti questi giorni li ho passati nel modo suddetto. Questa orazione
rendeva al mio spirito una particolare presenza di Dio, di maniera che le
giornate intere mi passavano in continua quiete, tenendo lo spirito, più o
meno, sempre assorto in Dio.
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