Riporto un fatto seguitomi nel 1804 di maggio,
pochi mesi dopo che il santo patriarca mi aveva condotto al suddetto loggiato.
Nuovamente mi apparve e mi si diede a conoscere per quello che egli era. Dopo
avermi dato molti santi avvertimenti, riguardanti la vera dalla falsa
devozione, si degnò di farmi baciare un anello preziosissimo, che teneva al suo
dito. Questo glorioso santo fu quello che nel 1803, giorno dell’Immacolata
Concezione di Maria Santissima, mi consegnò ai santi patriarchi Felice e
Giovanni de Matha, e mi ottenne la grazia della Comunione quotidiana, come si è
riferito a suo luogo nei primi fogli. Dai particolari favori che mi ha
compartito in tutti i tempi questo glorioso santo, mi pare che non si possa
dubitare che ami la povera anima mia non meno che i propri figli suoi.
La povera anima mia nutre nel cuore una carità molto particolare verso di
lui e i suoi figli. Oh quante volte ho offerto al mio Signore il sangue e la
vita, perché fosse ristabilita la sua religione: la Compagnia di Gesù!
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