4. Le creature davanti a Dio sono come non
fossero
Dal primo agosto 1815 fino al dì 10 del
suddetto mese, così Giovanna Felice: il mio spirito in questi giorni ha goduto
un particolare raccoglimento, dove l’anima si slanciava frequentemente verso il
suo buon Dio, ora offrendogli tutto il mio cuore, ora piangendo le mie gravi
colpe, ora ringraziandolo infinitamente della misericordia usata.
Il dì 11 agosto 1815, nella santa Comunione, dopo aver goduto un bene inenarrabile,
fui sopraffatta dalla carità divina; e, annientata in me stessa, confessavo di
non poter comprendere la divina carità; ma da nuovo raggio di luce fu
illuminato il mio intelletto, per mezzo del quale Dio mi fece comprendere come
tutte le creature dinanzi a lui sono come non fossero, e quanto mai si compiace
di avermi da questo nulla sottratto, che tiene per bene impiegate la sua
infinita potenza, sapienza e bontà.
A questa illustrazione di mente, l’anima si accese di santo amore, e, piena
di gratitudine, si disfaceva di amore in lacrime, ma quando si era perduta
affatto nella penetrazione dell’amore, ad un tratto detti uno sguardo a me
stessa, senza però perdere quel bene che godevo, e conoscendo la mia cattiva
corrispondenza e l’enorme mia ingratitudine, a questa riflessione fu tale e
tanta la pena e il dolore, che credetti veramente di morire; e così in un
momento passai dall’amore ad una viva contrizione.
Il dì 12 agosto 1815 pensai di fare un triduo alla gran Madre di Dio, acciò
degnata si fosse di intercedermi presso il suo SS. Figliolo una rinnovazione
totale di spirito, desiderando morire affatto a me stessa.
Il dì 13 agosto 1815, dopo la santa Comunione, il Signore si degnò, per mezzo
del patriarca sant’Ignazio, il quale mi apparve qual padre amante tutto
piacevole, pieno di gioia, mi mostrò un monte altissimo, e così prese a
parlare: «Prepàrati», mi disse, «prepàrati, o vaga sposa di Gesù, fino alla
sommità di quel monte ascenderai. Là ti aspetta il sommo Re, per coronarti di
quel prezioso diadema che ti meritò con lo sborso del suo prezioso sangue. Oh,
anima fortunata! non ti è possibile comprendere gli alti favori che ti comparte
il sommo Dio, per mezzo del suo parziale amore».
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