Il dì 26 agosto così Giovanna Felice:
nella santa Comunione fu sollevato il mio spirito da particolare orazione, dove
godetti i casti abbracciamenti del mio Signore. Oh, come in profondo silenzio
godevamo scambievolmente uno dell’altra: Dio godeva dell’anima, e l’anima
godeva eccessivamente di Dio.
Molto parlavamo senza parlare, molto operavamo senza movimento, ma tutto
seguiva per mezzo di profonda cognizione e di particolare agilità e di scienza
infusami dall’eterna sapienza, che per particolare predilezione mi partecipava
lo stesso suo bene, e unita a lui intimamente mi faceva operare cose così
sante, che non posso né so ridire.
L’anima si accese di santo amore e di particolare carità verso i miei
prossimi: qual madre pietosa per tutti pregai, e a tutti desiderai di
comunicare quel bene. Umile presentai i miei desideri all’augusto trono della
divina sua maestà, e tutto amore lo supplicai perché a tutti compartisse la sua
carità.
L’amoroso Signore, per compiacermi, così mi parlò: «Diletta mia figlia, e
cosa mai ti potrà negare l’infinito mio amore? Sappi che non solo mi sono care
le tue preghiere, ma i tuoi desideri saranno molto giovevoli per loro, sempre
che questi siano secondo la mia volontà».
A queste parole l’anima fu sopraffatta dalla carità; la veemenza dell’amore
incendiava il mio cuore, e l’incendio voleva sollevare il corpo; ma quando mi
avvidi di questo, feci al Signore umile preghiera, perché non permettesse al
mio corpo di potersi sollevare. Fatta la preghiera, una forza imponente rese
immobile il corpo, senza privarlo del minimo grado del bene che godevo, ma
tutta incendiata restai dalla bella vampa della sua carità.
Dal dì 16 agosto 1815 fino al dì 29 il mio spirito ha proseguito a godere
la particolare familiarità di Dio. In questi tre giorni, nella santa Comunione,
sono stata favorita da Dio con particolari grazie; ma mi mancano i termini per
poterle spiegare, per essere queste grazie che riguardano l’intelletto, che per
essere illuminato da particolare illustrazione dello Spirito Santo, penetra
cose molto mirabili, dove lo spirito si diffonde nella cognizione dell’infinito
essere di Dio, e in questa immensità resta perduto affatto.
Subito che tornarono alle potenze dell’anima mia le loro facoltà, desiderai
comunicare lo Spirito del Signore a quei sacerdoti che mi somministrano la
santa Comunione; presentai il mio desiderio all’altissimo Dio, il quale
benignamente mi concesse la grazia, cioè che tutti quei ministri del Signore,
che mi comunicheranno, godranno i buoni effetti della grazia, secondo le loro
particolari disposizioni.
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