Il dì 31 agosto 1815 il mio spirito fu
favorito da particolare grazia, che io non so manifestare. Vedendomi dunque
incapace di manifestare la grazia per la sua sublimità, per non mancare
all’obbedienza, manifesterò, alla meglio che so e posso, gli effetti
particolari della suddetta grazia. Invoco il divino Spirito acciò si degni
illuminarmi.
Il mio spirito fu introdotto negli ampli spazi della divinità. Molto grande
fu la cognizione che mi compartì Dio della sua immensità, che l’anima mia restò
stupita e affatto stordita a tante meraviglie, a tanta magnificenza. Incapace
di ogni idea sensibile restai come assottigliata per la penetrazione
dell’intelletto; lo spirito godeva una agilità che lo rendeva abile a viepiù
inoltrarsi, che se non fosse per grazia accordatami da Dio, già da lungo tempo
dovrei alle volte soffrire la grandissima confusione di vedere il mio corpo
portato in aria dalla forza dello spirito.
Di qual grado di unione mi degnò Dio, e quante grazie mi compartì non è
possibile manifestarlo. Questa sola espressione sarà sufficiente, per
dimostrare la sua particolare carità verso di me, miserabilissima sua creatura.
Conosco chiaramente che la particolare sua carità è fondata nei medesimi suoi
meriti, mentre io più mi considero e più mi conosco miserabile e meritevole di
mille inferni.
Questa fu l’amorosa espressione che si degnò farmi l’eterno Dio: «Ogni
qualunque male sarà obbediente ai tuoi cenni. Io», diceva l’onnipotente Dio,
«io in te mi renderò mirabile, per mezzo di opere molto meravigliose».
A sentimenti così parziali di carità, la povera anima mia umilmente,
profondamente ammirava l’infinita bontà di Dio; e Dio, compiacendosi nell’umile
abbassamento dell’anima, tornava viepiù a sollevarla, fino ad introdurla negli
ampli spazi della divinità.
Padre, più non posso manifestare; la mia insufficienza non mi permette di
passar più oltre. In questa comunicazione mi si mostrò Dio in un aspetto grande
e magnifico, benigno e piacevole, che non ho termini di spiegare in verità la
sua immensità. Il mio scarso talento restò ripieno, sopraffatto dalla sua
grandezza, che l’anima mia umile e rispettosa si fermò in ammirare la sua
vastità; passai poi a confrontare la mia vilissima, bassissima condizione. A
questo paragone mi profondai nel nulla, e più non mi trovavo, mi ero perduta
affatto nel profondo della santa umiltà, ma il pietoso Dio tornò a sollevarmi,
e mi fece perdere nella sua immensità. Gli effetti che produsse in me la
replicata unione sarà molto più facile a vostra riverenza comprenderlo, di
quello che a me ridirlo.
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