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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA – LE NOZZE MISTICHE (Dal 1813 al 1819)
    • 28 – HO STABILITO IL MIO TRONO NEL TUO CUORE
      • 4. In te mi renderò mirabile
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4. In te mi renderò mirabile

 

Il 31 agosto 1815 il mio spirito fu favorito da particolare grazia, che io non so manifestare. Vedendomi dunque incapace di manifestare la grazia per la sua sublimità, per non mancare all’obbedienza, manifesterò, alla meglio che so e posso, gli effetti particolari della suddetta grazia. Invoco il divino Spirito acciò si degni illuminarmi.

Il mio spirito fu introdotto negli ampli spazi della divinità. Molto grande fu la cognizione che mi compartì Dio della sua immensità, che l’anima mia restò stupita e affatto stordita a tante meraviglie, a tanta magnificenza. Incapace di ogni idea sensibile restai come assottigliata per la penetrazione dell’intelletto; lo spirito godeva una agilità che lo rendeva abile a viepiù inoltrarsi, che se non fosse per grazia accordatami da Dio, già da lungo tempo dovrei alle volte soffrire la grandissima confusione di vedere il mio corpo portato in aria dalla forza dello spirito.

Di qual grado di unione mi degnò Dio, e quante grazie mi compartì non è possibile manifestarlo. Questa sola espressione sarà sufficiente, per dimostrare la sua particolare carità verso di me, miserabilissima sua creatura. Conosco chiaramente che la particolare sua carità è fondata nei medesimi suoi meriti, mentre io più mi considero e più mi conosco miserabile e meritevole di mille inferni.

Questa fu l’amorosa espressione che si degnò farmi l’eterno Dio: «Ogni qualunque male sarà obbediente ai tuoi cenni. Io», diceva l’onnipotente Dio, «io in te mi renderò mirabile, per mezzo di opere molto meravigliose».

A sentimenti così parziali di carità, la povera anima mia umilmente, profondamente ammirava l’infinita bontà di Dio; e Dio, compiacendosi nell’umile abbassamento dell’anima, tornava viepiù a sollevarla, fino ad introdurla negli ampli spazi della divinità.

Padre, più non posso manifestare; la mia insufficienza non mi permette di passar più oltre. In questa comunicazione mi si mostrò Dio in un aspetto grande e magnifico, benigno e piacevole, che non ho termini di spiegare in verità la sua immensità. Il mio scarso talento restò ripieno, sopraffatto dalla sua grandezza, che l’anima mia umile e rispettosa si fermò in ammirare la sua vastità; passai poi a confrontare la mia vilissima, bassissima condizione. A questo paragone mi profondai nel nulla, e più non mi trovavo, mi ero perduta affatto nel profondo della santa umiltà, ma il pietoso Dio tornò a sollevarmi, e mi fece perdere nella sua immensità. Gli effetti che produsse in me la replicata unione sarà molto più facile a vostra riverenza comprenderlo, di quello che a me ridirlo.

 




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