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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA – LE NOZZE MISTICHE (Dal 1813 al 1819)
    • 29 – LE MIRABILI PERFEZIONI DI DIO
      • 3. Mi fece comprendere il sacro fuoco che mi bruciava
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3. Mi fece comprendere il sacro fuoco che mi bruciava

 

Il 28 e 29 settembre 1815 si andava viepiù a farsi grande l’incendio, mentre il santo e puro fuoco del santo amore di Dio si andava spandendo, e ogni giorno più si faceva padrone del mio povero cuore, e sempre più mi sentivo bruciare. Mi pareva alle volte che gli abiti stessi bruciassero, e le mie carni restassero incendiate dall’ardore dell’interno fuoco. Andavo scioccamente dicendo tra me stessa: «Cosa sarà mai questo sacro fuoco che tanto mi brucia? Forse saranno carboni ardenti, ovvero fiamme vive che così mi incendiano? Oh portento, prodigio di amore! manifestati al mio cuore, lasciamiti conoscere cosa tu sei! Oh, amor mio, come tanto mi bruci, che sono un vivo incendio, che più non posso contener me stessa! Oh, sacro fuoco, lasciati da me conoscere!».

Nel tempo in cui, con santa semplicità, così ragionavo, per particolare intelligenza il mio Signore benignamente mi fece comprendere che il sacro fuoco, che tanto mi bruciava, non è simile al nostro materiale fuoco, ma è uno spirito purissimo, che Dio si è degnato infondere nell’anima mia per mezzo della suddetta unione; e siccome questo spirito sta racchiuso nel mio cuore, quando a Dio piace, questo si spande qual prezioso liquore, e la fragranza e la soavità viene ad incendiare lo spirito, sicché l’intelletto e la volontà vengono ad essere inebriate eccessivamente di amore, e al corpo viene a mancare la forza naturale. Questa mi pare che sia un’infermità bella e buona.

Carissimo padre, si degni di darmi il suo sentimento su quanto le ho finora manifestato, riguardo al mio povero spirito; mentre l’anima mia si affida tutta alla sua paterna cura, al suo prudente e dotto sentimento, e maturo consiglio; e se trova nel mio spirito inganno o illusione, si degni di parlarmi con chiarezza, senza alcun riguardo.

Un altro effetto produce in me questo santo e puro fuoco di amore, ed è che ormai non sono più abile a veruna cosa sensibile; dovendo dunque operare sensibilmente mi costa molta fatica, mi pare di stare in uno stato violento, ma il Signore mi ha fatto intendere che questo è veramente esser vittima del puro e santo suo amore.

Dopo tutti questi favori, chi lo crederebbe? il mio spirito è tanto intimorito, che dubita della sua eterna salvezza, e pieno di timore domanda al suo Dio se si degnerà di salvarlo. Questo santo timore mi viene infuso dalla particolare cognizione che Dio mi della sua divina giustizia.

A questa cognizione l’anima si riempie di santo orrore, e umile e mansueta chiede grazia al suo sovrano Signore di non giudicare la sua causa, e con lacrime abbondanti deplora il malfatto e si raccomanda caldamente al suo Signore: «Gesù mio», andavo ripetendo tutta intimorita, «caro Gesù, usatemi misericordia. In quel momento estremo voi non sarete più il mio caro padre, ma sarete il mio severo giudice! Dio mio, dove mi nasconderò, per non vedervi sdegnato contro di me?».

E piangendo e sospirando vado consumando il tempo e me stessa, per la pena di aver offeso Dio, sommo mio amore, degno di essere infinitamente amato.

 




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