Il dì 16 ottobre 1815 fui pregata da una
persona che le sono molto obbligata, di raccomandare al Signore un’anima, sua
parente defunta.
Pregai dunque il Signore per la suddetta. E mi fu manifestato che era
salva; ma che molto ancora le resta di pena da scontare, per le mancanze
contratte.
Molto pregai il Signore, perché avesse liberato la suddetta anima dal
Purgatorio; e con gemiti e con lacrime chiedevo in grazia di patire ogni
qualunque pena, unendo i desideri alle pene sofferte dall’amoroso mio Gesù,
pregai incessantemente l’eterno divin Padre a volermi esaudire, per i meriti
del diletto suo Figlio.
A questa preghiera mi fu mostrato lo stato della suddetta anima. Conobbi
che molti anni doveva stare ancora in Purgatorio, ma i buoni desideri di una
sua nipote, che avendo sofferto per molti giorni un gravissimo dolore di denti,
prese a pregare il Signore per l’anima della sua nonna e a soffrire con eroica
pazienza il crudo spasimo in suffragio della medesima, molto suffragio le recò
la buona nipote con il suo patire, perché allo spasimo si aggiunse di cavare il
dente, che per l’umore concorso le costò molto dolore, perfino a cariargli
l’osso della gengiva, che a piccoli pezzi fradicio venne fuori, con grave dolore
della suddetta nipote.
Conobbi ancora che un certo proposito fatto dalla suddetta nipote, di
soffrire con pazienza le molestie che tuttora riceve nella casa materna, tutto
a gloria di Dio senza verun lamento, questo proposito le aveva ottenuto dal
pietoso Dio la grazia della diminuzione del tempo.
A questa notizia, il mio spirito desiderò ardentemente di liberare
quest’anima dal Purgatorio, con la grazia di Dio potei fare una preghiera
vivissima, sicché per mezzo di Gesù Cristo potei ottenere la liberazione della
suddetta anima; con questo però che dalla figlia e dalla nipote si fosse fatto
in suo suffragio la Scala Santa, la santa Comunione, e celebrata si fosse una
Messa, e così sarebbe andata agli eterni riposi del Paradiso.
Dopo la suddetta notizia, fui in spirito trasportata in un luogo, dove vidi
la suddetta anima. La vedevo sotto la forma di un’ombra, candida nube la
circondava, ma in diversi luoghi era macchiata di sangue.
«Per queste macchie sono ritenuta in Purgatorio», diceva, «queste le ho
contratte per le mancanze commesse del sangue e della carne».
A questa comparsa, molto maggiore si fece il mio desiderio di liberarla. Il
Signore mi accordò la grazia; alla celebrazione della santa Messa del mio padre
spirituale, felicemente quest’anima riposò in Dio, suo eterno bene.
|