Il dì 21 dicembre 1815, nella santa
Comunione, così la povera Giovanna Felice racconta di sé. Ero tutta intenta a
chiedere la vittoria su me stessa, e tra lacrime e sospiri speravo di ottenere
dal mio Signore la grazia per i suoi meriti infiniti, tra le lacrime e i
sospiri fui sopraffatta da leggero sonno. In questo tempo mi parve di vedere la
città di Roma in stato di gravissime afflizioni e travagli, tutti erano
afflitti e spaventati, erano pieni di mestizia e di timore: vedevo il popolo
ammutinato, vedevo una gran rovina.
Nel vedere tutto questo ammutinamento di popolo così afflitto e spaventato,
vedevo rovinare le case, i palazzi; vedevo una chiesa incendiata, che era sul punto
di rovinare. Tutti i circostanti erano spaventati, nessuno aveva animo di
penetrare il rovinoso tempio per l’imminente pericolo che sovrastava.
Un’anima a me cognita, mossa da spirito superiore, cercò di inoltrarsi nel
rovinoso tempio; ma prima di esporsi al grave pericolo, prese licenza dal suo
padre spirituale, che si trovò presente. Ottenuto dal suddetto il permesso,
piena di santo ardire, per liberare il santissimo Sacramento, si gettò in mezzo
alle ardenti fiamme; i circostanti restarono altamente meravigliati, credendo
sicuramente che l’imprudente zelo le dovesse costare la vita; ma, come piacque
a Dio, la suddetta anima, con la sacra pisside nelle mani, comparve illesa in
mezzo al grande incendio.
Allora il popolo alzò le grida: «Miracolo, miracolo dell’onnipotente Dio!».
Tutti sopraffatti da viva fede e da vera devozione piangevano di tenerezza e di
contrizione, confessando vera quella fede che prima disprezzavano; pieni di
umiltà si percuotevano il petto, andava ogni momento più a farsi grande il
concorso del popolo, e viepiù cresceva la devozione. Intanto la suddetta anima
consegnò la sacra pisside ad un certo religioso a me cognito, subito si fece
portare gli abiti sacri e, vestitosi, sollecitamente prese il santissimo
Sacramento. Al momento il devoto popolo si mise in ordine di processione, e al
momento si provvide di torce per accompagnare magnificamente il santissimo
Sacramento.
Il citato religioso condusse alla sua chiesa la sacra pisside, e la espose
alla pubblica venerazione; da più di cento lumi fu adornato il sacro altare,
mentre tutti si facevano un pregio di regalare cera e tutto quello che faceva
bisogno per la magnifica esposizione. Mi pareva che Dio si degnasse di fare
molti miracoli e grandissime conversioni; grande era il concorso del popolo che
di notte e di giorno a gran folla alla chiesa si portava. E, per appagare la
devozione, per quindici giorni e quindici notti restò esposta alla pubblica
venerazione la suddetta sacra pisside.
Il sommo Pontefice di quei tempi, saputo questo fatto, volle portarsi in
persona alla suddetta chiesa, e volle del suddetto fatto esser pienamente
informato. Il sommo Pontefice volle parlar con il confessore della citata
anima. Il Santo Padre, dopo essere stato del tutto informato, volle conoscere
la suddetta anima, si portò dunque la suddetta dal Papa, il quale le disse che
liberamente avesse domandato quello che voleva, mentre il suo cuore era
disposto a compiacerla. Allora la suddetta, prostrata ai piedi del Vicario di
Gesù Cristo, gli domandò in grazia di fondare un ordine di trinitarie scalze, e
le fu accordato, e in quel momento stesso il Sommo Pontefice le destinò un
monastero, e le promise di essere lui il protettore di questo ordine. Richiese
di ascriversi all’ordine trinitario con vestire il santo abitino, dovette
dunque a questo oggetto portarsi un Padre Trinitario al sacro palazzo per
fargli nella cappella papale la sacra funzione di ascrivere il Sommo Pontefice
all’Ordine Trinitario.
Molti vescovi, cardinali, prelati e signori vollero ascriversi a questo
sacro Ordine, con prendere il santo abitino. Il sommo Pontefice conferì un
vescovato al citato Padre Trinitario. Intanto la detta anima, in compagnia di molte
altre compagne, entrarono nel monastero a loro assegnato dal Sommo Pontefice e
subito le fece provvedere di quanto faceva loro bisogno, dimostrando tutto
l’impegno di proteggerle e sostenere questo sacro istituto.
Molte anime di santa vita abbracciavano questo sacro istituto, e molte
persone di nobile condizione si tenevano per molto fortunate di poter vestire
il sacro abito trinitario.
Mi protesto di non voler in nessun modo sostenere quanto ho raccontato, ma
solo manifestare a vostra paternità reverendissima come passai il tempo in quel
suddetto sonno.
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