Il dì 27 dicembre 1815, il Signore mi fece
intraprendere un viaggio molto disastroso e afflittivo; mi mostrò una strada
ripida, che poneva il suo fine alla sommità di un altissimo monte, questo era
quello stesso che mi mostrò la notte del santo Natale.
Nuovamente mi apparve il mio Signore, sotto la forma di leggiadro bambino,
e, facendomi coraggio, m’invitava fino alla sommità di quell’altissimo monte,
che è quanto dire ad un’alta perfezione vuol sollevare Dio la povera anima mia.
Guai a me, se non corrispondo all’infinito suo amore: l’inferno mi aspetta! Mio
Dio, degnatevi di usarmi misericordia! La povera anima mia nel vedere i
disastri della strada dell’erto monte, le balze, i torrenti, le spelonche dei
selvatici animali, i frondosi alberi, che quasi del tutto ricoprivano il chiaro
della luce, e quasi in una tenebra mi pareva di camminare, voragini di fuoco
vedevo di tanto in tanto, che tramandavano oscure fiamme.
A questa tetra immaginazione lo spirito paventò, e pieno di timore,
bilanciando le proprie forze, gli si rendeva impossibile intraprendere un
viaggio così faticoso e afflittivo, pieno di smarrimento era il mio cuore,
quando l’amante Signore mi si diede a vedere, e con dolci parole prese a
confortarmi il cuore: «Figlia», mi disse, «che temi? che paventi? Io ti
aiuterò; vittoriosa sarai dei tuoi nemici. La mia grazia ti renderà forte e
invincibile. Fatti coraggio, confida in me, non dubitare fino alla sommità del
monte ti aspetto, dove voglio far pompa delle mie misericordie».
A queste amorose parole la povera anima mia, fu avvalorata da viva fede, mi
misi a camminare a fronte di tutti i disastri che mi si frapponevano, fidata solo
nelle parole del mio Signore Gesù Cristo, il quale mi mostrò tre luoghi dove
dovevo fermarmi per ricevere nuova forza per camminare.
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