Il dì 3 gennaio 1816, nella santa
Comunione, così la povera Giovanna Felice racconta di sé. Fu il mio spirito
sollevato da particolare orazione, mi parve di trovarmi circondata di luce che
dall’alto dei cieli scendeva; in mezzo a questa luce vedevo i santi Re Magi,
corteggiati da immenso stuolo di angeli. Questi santi Re, pieni di carità, a me
rivolti, mi fecero intendere quanto grande era stata la grazia che Dio si era
degnato compartirmi, mediante la loro valevole intercessione, mi dettero parte
di avermi ottenuto da Dio una grazia molto grande.
La grazia era di aver liberato un’anima dalle mani del demonio, che aveva
avuto già da Dio la potestà di dare a questo misero cruda morte. Questa era
un’anima da me molto raccomandata nelle povere mie orazioni, acciò Dio si
degnasse salvarla; ne impegnavo la protezione dei santi Re Magi, e della nostra
madre, Maria santissima.
A questa notizia la povera anima mia, piena di gratitudine verso Dio e
verso questi santi Re, porgeva umili ringraziamenti, e, versando dagli occhi un
profluvio di lacrime di tenerezza, tutto tutto si disfaceva il mio cuore di
amore, in lacrime, offrendo tutta me stessa al divino beneplacito del mio Dio.
Ardentemente desiderai morire per amore e per la gratitudine. La suddetta
grazia fu compartita all’anima suddetta il primo gennaio 1816, giorno del
santissimo Nome di Gesù, liberandolo da un grave pericolo che le sovrastava: la
morte.
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