Il dì 18 gennaio 1816 nell’orazione subito
levata mi trattenevo in questi bassi sentimenti, conoscendomi meritevole di
mille inferni. Quando fui sopraffatta da interna quiete, il mio spirito si mise
in stato di moribonda, e fra il timore e la speranza si andava preparando al
gran rendimento di conto, che doveva fare a Dio.
M’immaginavo di vederlo contro di me tutto sdegnato, qual giudice severo,
pieno di affanno avevo il cuore, e tra lacrime e sospiri mi raccomandavo alla
Madre della misericordia, confidando nei meriti del buon Gesù; ma ciò
nonostante non lasciavo di paventare, parendomi di vedere di già spalancato
l’inferno per ricevermi. Che terrore! che spavento! che pena provò il mio cuore
non so spiegarlo. Nel tempo che ero immersa in questa gravissima pena, il
pietoso Dio sollevò il mio spirito, e si degnò darmi a vedere la mia preziosa
morte.
Mio Dio! qual confusione è per me il manifestare le vostre misericordie sia
pur tutto vostro l’onore e la gloria, mentre confesso con tutta la sincerità
del mio cuore, avanti a voi, Crocifisso mio bene, di non meritare altro che
l’inferno, per la mia empietà e scelleratezza.
Proseguo dunque, a gloria di Dio. Mi pareva spirare nelle braccia di Gesù e
di Maria, godendo nel mio cuore un paradiso di contento.
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