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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA – LE NOZZE MISTICHE (Dal 1813 al 1819)
    • 37 – TRE CUORI UN SOLO AMORE
      • 1. Venerdì Santo 1816
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37 – TRE CUORI UN SOLO AMORE

 

1. Venerdì Santo 1816

 

Il 12 aprile 1816, Venerdì Santo, nell’orazione subito levata, era tutto afflitto il povero mio cuore, per vedermi in quella mattina priva della santa Comunione. Con calde lacrime e affannosi sospiri, ricorrevo al mio Dio, manifestandogli i miei desideri; l’invitavo con santo affetto a venire a visitare l’anima mia. Terminata la preghiera e mostrati i miei desideri, il Signore mi fece intendere che si sarebbe degnato di venire a visitare la povera anima mia, e altre due anime da me molto raccomandate.

Nell’assistere dunque alla Messa, unitamente alle anime suddette, si degnò Dio comunicarsi alle nostre anime in modo molto particolare. Mi si diede a vedere nella sua santissima umanità crocifisso, tutto risplendente di luce; tramandò dal venerando suo cuore tre dardi preziosi, che vennero a trapassare i nostri cuori. In quel prezioso momento di tre cuori se ne fece uno solo, mentre l’attrazione del dardo divino ci trasse il cuore dal petto e ci condusse nel prezioso cuore del nostro amorosissimo Gesù, e del nostro cuore ne formò uno solo con il suo, e così restammo con lui intimamente uniti. Per quanto è a mia notizia, le suddette anime godettero i buoni effetti di questa grazia.

Proseguo a raccontare come passai il resto del Venerdì Santo 12 aprile 1816. A mezzogiorno mi portai in una chiesa, per assistere alle tre ore della preziosa agonia del nostro Signore Gesù Cristo; dove per quattro ore continue stetti immobile in ginocchioni, senza soffrire il minimo nocumento; tanto si era internato lo spirito nella considerazione dei patimenti dell’amorosissimo Gesù, che mi ero affatto dimenticata di me stessa.

Immersa nell’afflizione dei suoi patimenti, ricordevole di averlo tanto offeso, deploravo con abbondanti lacrime le mie colpe. Al riflesso poi delle misericordie che Dio si è degnato usarmi, nonostante la mia grandissima ingratitudine, si riempiva di santi affetti il mio cuore. La gratitudine, l’amore mi faceva piangere e sospirare; si accendeva di santo amore lo spirito, e amava ardentemente il crocifisso suo bene. In questa guisa passai un buon tratto di tempo. Finalmente da particolare raccoglimento fu sopito lo spirito.

In questo tempo mi parve di essere da mano invisibile trasportata sopra un altissimo monte, sopra il quale vidi il crocifisso mio bene, che pendeva dalla croce. Quali affetti destò nel mio cuore la vista compassionevole dell’amoroso Signore, non so manifestare. Era circondato da ombra pallida di mesta luce, questa destava nel mio cuore un profondo rispetto e particolare devozione. La compassione, l’amore mi fece ardita, slanciandomi verso la croce, abbracciai strettamente la cattedra delle eterne misericordie; e tra lacrime e sospiri, offrii tutta me stessa al suo divino beneplacito, con una rinunzia particolare e generale di tutta me stessa. Per mezzo di intima cognizione, mi fece intendere che bramava fossi per amor suo crocifissa.

Appena l’anima ebbe questa cognizione, immantinente si dispose al gran sacrificio, e, sopraffatta dall’amor santo di Dio, chiedeva in grazia al crocifisso suo bene che si eseguisse in me quanto lui bramava, desiderando ardentemente di essere crocifissa per amore di quell’amoroso Signore, che miravo crocifisso per la nostra eterna salute.

Dato il mio consenso, fui per mezzo dei santi Angeli collocata sopra una croce, dai medesimi fu innalzata la croce e collocata di rimpetto al crocifisso mio bene. Salita che fu l’anima sopra la mistica croce, fu sopraffatta da dolci ma penose agonie, mentre lo spirito faceva prova di staccarsi dal corpo, per l’amore e per l’ardente desiderio che aveva di unirsi all’amato suo bene.

Nel tempo che l’anima si disfaceva di amore e in sante lacrime, l’amoroso Signore, traendo dal venerando suo cuore un amoroso strale, dolcemente colpì il mio cuore, il colpo mortale misticamente mi fece morire; prezioso momento che il mio buon Signore, per mezzo di ardente amore, al suo cuore mi unì. Per espresso comando di Dio onnipotente, il mio direttore così crocifissa sopra un monte mi trasportò, ferma e permanente sopra questo monte la croce stabilì e fissò; pieno di santo zelo, alla maggior gloria di Dio, e per l’altrui esempio a tutti fece palese quello che Dio vuole da me.

Oh, come in un baleno si riempì quel monte di nobili donzelle, di anime prescelte, che del trinitario Ordine vollero seguire l’esempio.

 

Il 13 aprile 1816, Sabato Santo, si riempì di sommo gaudio il mio spirito, per un certo particolare favore che ricevetti da Dio, che non so manifestare.

 




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