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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA – LE NOZZE MISTICHE (Dal 1813 al 1819)
    • 37 – TRE CUORI UN SOLO AMORE
      • 6. Negli spazi della divinità di Dio
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6. Negli spazi della divinità di Dio

 

Il 23 giugno 1816, vigilia del glorioso san Giovanni Battista, ho avuto particolare comunicazione con Dio, per mezzo della valevole protezione del lodato santo. Dopo la santa Comunione mi apparve il santo, circondato di splendidissima luce, riccamente vestito, portava un manto reale, tutto intessuto di perle e di preziosissime gioie. Questo manto denotava la sua purità, la sua umiltà, la sua carità, era di una bellezza, di una vaghezza senza pari.

Oh, come la povera anima mia, allo sfolgoreggiare di tanta luce, restò estatica, e piena di ammirazione! Tanto questo gran santo era rassomigliante all’amabilissimo mio Gesù, che al primo aspetto mi parve una divinità. O glorioso santo, non è spiegabile il tuo onore, la tua gloria. Felice è quell’anima che gode la protezione di questo gloriosissimo santo. Qual rispetto, qual venerazione sentiva il mio spirito verso di lui, tutto si profondava nel suo nulla, si umiliava davanti alla sua grandezza; ma il santo, qual maestro di umiltà, con volto affabile e piacevole, m’invitò ad approssimarmi a lui, non con parole, ma in sommo silenzio. Si fece da me intendere, per mezzo di interna cognizione. Pieno di sommissione, a lui si avvicinò il povero mio spirito, e l’umilissimo santo mi degnò darmi a sostenere la coda del suo prezioso manto, in questa guisa m’introdusse in un luogo altissimo, con questo mi veniva a significare che mi degnava della sua particolare protezione; ma quando fummo per penetrare viepiù la suddetta altura, ebbe il mio spirito bisogno di maggiore aiuto. Allora il santo stese il suo braccio destro, e si degnò reggere e sostenere il mio povero spirito, e così il glorioso santo ebbe il piacere di condurmi, senza alcun mio merito, perfino negli ampli spazi della divinità di Dio.

Introdotta che fu in quella immensità, l’anima si umiliò profondamente, e, sopraffatta da sommo timore per vedersi tanto sollevata senza alcun merito, s’inabissò in quella incomprensibile immensità, tutta si perdette in Dio, il quale si degnò mostrarle gli affetti più vivi del suo infinito amore. Per mezzo dei sentimenti più vivi e perfetti della sua parzialissima carità, la chiamò «oggetto delle alte sue compiacenze», le fece intendere come segregata l’aveva dal numero dei viventi, per averla intimamente unita a sé; mi fece intendere ancora che si compiace assai più in un’anima a lui unita di quello che si compiaccia in tutto il resto degli uomini.

A queste cognizioni la povera anima mia si disfaceva di amore in lacrime di gratitudine e di confusione, ricordevole di averlo tante volte offeso e disgustato. Dio si degnò stringerla al suo castissimo seno.

Oh, come la povera anima mia, tra i purissimi amplessi del celeste suo sposo si liquefaceva tutta di santo amore. Molto di più potrei dire, ma la mia insufficienza più non mi permette il potermi spiegare. Si contenti dunque per carità che resti con questi pochi e rozzi sentimenti soddisfatto l’obbligo di obbedienza, che mi corre di manifestare in scritto il mio spirito.

 

Dal 23 tutto il 24 godei un bene di spirito tanto particolare, per mezzo del mio gran protettore san Giovanni Battista, che mi tenne assorta in Dio per molti giorni, dal 24 giugno 1816 fino al 4 luglio 1816, per avere negligentato lo scrivere, non posso rendere conto di diverse cose molto particolari seguitemi in questi giorni per parte della grazia di Dio.

 




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