Il dì 23 giugno 1816, vigilia del glorioso
san Giovanni Battista, ho avuto particolare comunicazione con Dio, per mezzo
della valevole protezione del lodato santo. Dopo la santa Comunione mi apparve
il santo, circondato di splendidissima luce, riccamente vestito, portava un
manto reale, tutto intessuto di perle e di preziosissime gioie. Questo manto
denotava la sua purità, la sua umiltà, la sua carità, era di una bellezza, di una
vaghezza senza pari.
Oh, come la povera anima mia, allo sfolgoreggiare di tanta luce, restò
estatica, e piena di ammirazione! Tanto questo gran santo era rassomigliante
all’amabilissimo mio Gesù, che al primo aspetto mi parve una divinità. O
glorioso santo, non è spiegabile il tuo onore, la tua gloria. Felice è
quell’anima che gode la protezione di questo gloriosissimo santo. Qual
rispetto, qual venerazione sentiva il mio spirito verso di lui, tutto si
profondava nel suo nulla, si umiliava davanti alla sua grandezza; ma il santo,
qual maestro di umiltà, con volto affabile e piacevole, m’invitò ad
approssimarmi a lui, non con parole, ma in sommo silenzio. Si fece da me
intendere, per mezzo di interna cognizione. Pieno di sommissione, a lui si
avvicinò il povero mio spirito, e l’umilissimo santo mi degnò darmi a sostenere
la coda del suo prezioso manto, in questa guisa m’introdusse in un luogo
altissimo, con questo mi veniva a significare che mi degnava della sua
particolare protezione; ma quando fummo per penetrare viepiù la suddetta
altura, ebbe il mio spirito bisogno di maggiore aiuto. Allora il santo stese il
suo braccio destro, e si degnò reggere e sostenere il mio povero spirito, e
così il glorioso santo ebbe il piacere di condurmi, senza alcun mio merito,
perfino negli ampli spazi della divinità di Dio.
Introdotta che fu in quella immensità, l’anima si umiliò profondamente, e,
sopraffatta da sommo timore per vedersi tanto sollevata senza alcun merito,
s’inabissò in quella incomprensibile immensità, tutta si perdette in Dio, il
quale si degnò mostrarle gli affetti più vivi del suo infinito amore. Per mezzo
dei sentimenti più vivi e perfetti della sua parzialissima carità, la chiamò
«oggetto delle alte sue compiacenze», le fece intendere come segregata l’aveva
dal numero dei viventi, per averla intimamente unita a sé; mi fece intendere
ancora che si compiace assai più in un’anima a lui unita di quello che si
compiaccia in tutto il resto degli uomini.
A queste cognizioni la povera anima mia si disfaceva di amore in lacrime di
gratitudine e di confusione, ricordevole di averlo tante volte offeso e
disgustato. Dio si degnò stringerla al suo castissimo seno.
Oh, come la povera anima mia, tra i purissimi amplessi del celeste suo
sposo si liquefaceva tutta di santo amore. Molto di più potrei dire, ma la mia
insufficienza più non mi permette il potermi spiegare. Si contenti dunque per
carità che resti con questi pochi e rozzi sentimenti soddisfatto l’obbligo di
obbedienza, che mi corre di manifestare in scritto il mio spirito.
Dal dì 23 tutto il dì 24 godei un bene di spirito tanto particolare, per
mezzo del mio gran protettore san Giovanni Battista, che mi tenne assorta in
Dio per molti giorni, dal dì 24 giugno 1816 fino al dì 4 luglio 1816, per avere
negligentato lo scrivere, non posso rendere conto di diverse cose molto
particolari seguitemi in questi giorni per parte della grazia di Dio.
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