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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA – LE NOZZE MISTICHE (Dal 1813 al 1819)
    • 40 – UNA CHIAVE PER LIBERARE LE ANIME DEL PURGATORIO
      • 4. Un favore eccezionale: una particolare cognizione di Dio
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4. Un favore eccezionale: una particolare cognizione di Dio

 

Il 24 dicembre 1816, vigilia del santo Natale, la mattina subito levata passai tre ore e mezza in orazioni. In questo tempo mi preparai per fare una buona confessione. Il Signore si degnò compartirmi un lume molto particolare di propria cognizione, questa cognizione eccitò in me un vivo dolore di avere offeso Dio, e piangendo amaramente le mie colpe, ne domandavo di tutto di vero cuore perdono al Signore.

In mezzo a questa contrizione era molto grande il raccoglimento che mi comunicò il Signore. Da questo raccoglimento passai in una perfetta quiete, in un baleno si sollevò il mio spirito, e penetrò un luogo immenso, che io non so descrivere in nessuna maniera. In questo luogo l’anima mia dolcemente si riposò nell’immensità di Dio.

Terminata la suddetta orazione, il mio spirito restò tutto assorto in Dio; poi, secondo il solito, mi portai alla chiesa per fare la santa Comunione. Dopo la santa Comunione mi fece sapere il Signore che mi fossi preparata, che in quella santa notte mi voleva favorire con particolare grazia. La dolcezza, la soavità, il raccoglimento rese estatico il mio spirito.

In questo tempo mi apparvero due Angeli di nobile aspetto e di grado maggiore di quelli che in altre occasioni si sono degnati favorirmi della loro presenza e assistenza. Ebbi cognizione particolare, e seppi che quei sublimi spiriti, che mi avevano favorito della loro presenza in quella santa notte del santo Natale, erano del settimo coro degli Angeli. I suddetti spiriti celesti sono destinati da Dio, per particolare privilegio, di proteggere, di custodire il santo Ordine trinitario. I suddetti Angeli santi disposero il mio cuore a ricevere il celeste favore. Circa la mezzanotte fui alienata dai sensi, e in questo tempo Dio si degnò favorirmi la particolare grazia che mi aveva promesso nella santa Comunione.

Il favore fu molto particolare, motivo per cui non ho termini sufficienti per poterlo spiegare. Una moltitudine di santi Angeli furono spettatori del gran favore che mi compartì il Signore, e pieni di ammirazione lo lodavano, lo benedicevano, e con la povera anima mia si rallegravano, e qual tempio dello Spirito Santo mi ossequiavano.

Ai loro ossequi quale umiltà profonda sentiva il povero mio cuore, riconoscendomi per la più vile di tutte le creature che abitano la terra. Si profondava l’anima nel proprio suo nulla, e piena di gratitudine amava ardentemente, lodava incessantemente, ringraziava cento milioni di volte il suo Signore, e con tenerezza di cuore e con dolci lacrime tutta tutta si offriva al Signore, senza intervallo, senza riserva, ma tutta tutta mi donavo a lui.

In quella santa notte il Signore mi concesse una grazia molto grande, che io gli chiesi per due religiosi trinitari. Mi promise dunque il Signore che avrebbe dato grazia ai suddetti religiosi di perseverare nel bene operare fino alla fine della loro vita, e per conseguenza si sarebbero sicuramente salvati. La buona notizia della vita eterna dei suddetti religiosi mi apportò somma allegrezza di spirito.

Dopo aver ascoltato la Messa della mezzanotte, mattina del santo Natale, volli ascoltare ancora quella del mezzogiorno. A tale effetto, dopo sbrigati gli affari domestici della mia casa, mi portai alla chiesa con sommo raccoglimento, godendo ancora di quel bene che il mio Dio mi aveva comunicato la notte, come si è già detto di sopra.

Fu dunque il mio spirito chiamato a somma attenzione, e riconcentrato in se stesso intimamente; riconcentrato così profondamente mi si diede a vedere molto da lungi un prodigioso splendore. Fui invitata ad inoltrarmi. A questo invito mi fu comunicata particolare penetrazione di intelletto, Dio mi degnò di particolare intelligenza e mi diede particolare cognizione di se stesso e dell’infinito suo essere.

Quando l’anima mia si compiaceva infinitamente in Dio e prendeva altissima compiacenza nell’infinito suo essere, quando ero già immersa in questa infinita magnificenza, il mio Dio mi obbligò ad abbassare lo sguardo, e mirare questo mondo sensibile, e mi diede a vedere le grandissime iniquità che in questo si commettono.

Che indignazione, che iniquità! Mio Dio, datemi grazia voi per poterlo manifestare, mentre al solo pensarlo io raccapriccio, e si riempie di confusione ed orrore il mio spirito. Abbasso dunque lo sguardo e vedo Maria santissima con il suo santissimo Figliolo tra le sue braccia santissime, la vedo mesta e dolente, la sua mestizia destò nel mio cuore viva compassione e ardente amore, e mossa da cordiale affetto, domando a lei la cagione del suo dolore, offrendomi, benché indegna peccatrice, ad ogni sorta di patimenti, per così dare qualche conforto all’affannato suo cuore.

La pietosa Madre gradì la povera, ma sincera mia offerta, mentre in quel momento mi sarei data in mano ai più spietati carnefici, acciò avessero fatto di me il più crudele scempio, per così dare qualche conforto alla mia amabilissima madre Maria. La divina Madre a me rivolta, così mi dice: «Mira, o figlia, mira la grande empietà!».

A queste parole vedo che arditamente tentano i nostri apostati di strappargli arditamente e temerariamente il suo santissimo Figliolo dal suo purissimo seno, dalle sue santissime braccia. A questo grande attentato la divina Madre non più chiedeva misericordia per il mondo, ma giustizia chiedeva all’eterno divin Padre; il quale, rivestito della sua inesorabile giustizia e pieno di sdegno, si rivolse verso il mondo. In quel momento si sconvolse tutta la natura, e il mondo perdette il suo giusto ordine, e si formò sulla terra la più grande infelicità che mai possa dirsiimmaginarsi.

Cosa così lacrimevole e afflittiva che renderà il mondo all’ultima desolazione. Non posso dir di più. Preghiamo il Signore caldamente, acciò si degni mitigare verso di noi il suo giustissimo sdegno. Quale timore, quale spavento mi apportò simile vista non ho termini di poterlo spiegare.

 

 




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